Profiling Emotivo Comortamentale.
Smascherare chi mente
Le persone che mentono trasmettono segnali che le possono farle uscire allo scoperto?
Profiling Emotivo Comortamentale.
Smascherare chi mente
Le persone che mentono trasmettono segnali che le possono farle uscire allo scoperto?
Spesso molte persone associano lo studio del linguaggio del corpo ad una disciplina volta a smascherare i comportamenti delle persone che mentono. Molti siti internet e molti libri scritti da esperti e meno esperti in materia, affermano e promettono di insegnare e rivelare i segreti del linguaggio del corpo, in modo tale da captare con un singolo sguardo un movimento degli occhi o delle mani che confermi con precisione assoluta quando la persona con cui si comunica sta mentendo.
Purtroppo non é affatto così.
Se fosse vero, un comune mortale avrebbe potuto scoprire i tradimenti della moglie se avesse letto quel determinato libro, oppure avrebbe saputo che il figlio anziché essere andato a scuola la mattina é andato al cinema con gli amici saltando la lezione. Certo, questo tipo di bugie può fare più o meno male, ma anche se non scoperte non creano danni irreparabili.
Ma quando una persona innocente viene condannata all’ergastolo? Se un terrorista riesce ad infiltrarsi in un’agenzia governativa? Queste senza dubbio sono situazioni in cui é necessario sapere se una persona mente o dice il vero. Il problema purtroppo é che NON esiste nessun dispositivo tecnologico o alcuna disciplina che affermi con certezza quando una persona mente. Questo perché non tutte le persone mentono allo stesso sistema.
Non é insolito vedere le medesime reazioni in una persona che dice la verità e in una persona che mente, o addirittura vedere le reazioni che un manuale attribuirebbe ad un bugiardo comparire ad una persona innocente.
Di conseguenza é l’approccio che va modificato. Non bisogna chiedersi se una persona mente e associare movimento=bugia/ non movimento=verità, ma domandarsi per quale motivo nel rispondere ad una domanda c’é stata o meno una determinata reazione.
APPROCCIO
Nonostante l’opinione comune, le persone mentono meno di quanto si possa pensare. Nella società odierna si é sempre sotto pressione per i ritmi e le responsabilità imposte nella vita quotidiana, e mentire é un’attività che comporta molto stress. Stress che deriva per i sensi di colpa che chi mente può provare, o per la semplice paura di essere scoperti. Inoltre, dal momento che una bugia non viene mai da sola, se ne devono sempre aggiungerne di nuove per non far crollare il castello, e tutto questo rappresenta un’aggiunta spesso inutile allo stress quotidiano, un’aggiunta di cui quando possibile si preferisce farne tranquillamente a meno.
Ciò non toglie che di quando in quando le persone mentano. I motivi sono molti, ad esempio per evitare una punizione o per risparmiare un dispiacere a qualcuno, per avere dei vantaggi o per evitare una discussione. Ma come ci si può accorgere se una persona é sincera oppure sta mentendo?
Il primo elemento da tenere in considerazione é il cambiamento del comportamento. Quando una persona mente i livelli di stress aumentano, di conseguenza l’atteggiamento ne risente e osservare tutto ciò che si discosta dal comportamento abituale di una persona é il primo segnale che comunica un livello di stress o di disagio in aumento e, se non necessariamente é indice di menzogna, avverte che qualcosa nella persona é cambiato. Un elemento da tenere in forte considerazione é il fatto che per recare stress, una bugia deve avere una certa importanza per chi sta mentendo, e questa é la prima difficoltà che si incontra. Che stress può causare a una persona dire che la macchina appena comprata da un amico gli piace anche se non é vero? Probabilmente nessuno e con altretanta probabilità non invierà alcun segnale che riveli la bugia. Lo stesso dire che il vestito della moglie calza a pennello quando il marito pensa il contrario. Se invece una persona ha appena commesso un omicidio cercando di farla franca, i livelli di stress saranno differenti alla domanda “Ha sparato lei alla vittima?”
Quindi é importante chiedersi cosa ha da perdere o da guadagnare questa persona per mentire. Maggiore é la perdita causata dall’essere scoperti a mentire, maggiore é la probabilità che il livello di stress sia alto e lasci trapelare informazioni che segnalino la bugia.
Meglio si conosce una persona, meglio si riescono ad identificare reazioni che si discostano dal comportamento abituale. Infatti non conoscendo il comportamento abituale di una persona si dovrebbe prima stabilire qual é il comportamento base (ovvero come si comporta quando in stato di relax) per capire quando questo stato subisce un cambiamento, in quanto considerare universale una reazione allo stress é sbagliato e fuorviante. Due persone possono avere la stessa reazione alla stessa domanda e, se per una risulta far parte del comportamento abituale per cui si può considerare sincera, per l’altra può rappresentare una deviazione dalla norma e indicare che può aver mentito.
Ora verranno illustrati alcuni comportamenti che vengono attribuiti ad una persona quando mente, qualora si discostino dal comportamento abituale.
Contatto degli occhi
“Dimmelo guardandomi negli occhi”. Quante volte é stata sentita questa frase, eppure il contatto occhi-negli-occhi é un mito da sfatare. Normalmente si crede che quando una persona sia sincera non abbai alcun problema a guardare gli altri negli occhi, mentre invece una persona che mente tenda a guardare altrove, interrompendo ogni contatto visivo. Naturalmente non é così, anzi, é più probabile il contrario, ovvero che quando una persona mente guardi la sua “vittima” negli occhi più del dovuto.
Solitamente durante una conversazione si mantiene un contatto visivo degli occhi per i 2/3 della durata, che però può diminuire per diversi fattori, per esempio lo scarso interesse nella conversazione o per la persona con cui si parla, oppure per il fatto di avere un carattere introverso. Infatti una persona introversa tenderà a guardare meno negli occhi le persone con cui comunica rispetto ad una persona estroversa, e non per questo mente con più frequenza.
Una persona che mente, in molti casi tenderà ad aumentare il contatto visivo con la vittima per due motivi: Primo, tutti sanno, o avvertono come sensazione, che non mantenere il contatto visivo é sintomo di insicurezza spesso associato ad una bugia, per cui chi mente non vuole dare questa impressione ma, al contrario, vorrà apparire sincera e sicura di quello che dice. Secondo, quando una persona mente vuole osservare la reazione della “vittima” per tenere sotto controllo le reazioni e la situazione, cercando di capire se sta “vendendo” la sua bugia o necessità di ulteriori sforzi per farlo.
Quindi é sbagliato assumere che una persona mente affidandosi al contatto degli occhi come segnale universale, ma risulta essere più efficace valutare come il contatto degli occhi varia rispetto alla norma per ogni persona. Per esempio, se una persona all’improvviso aumenta o diminuisce il contatto degli occhi in maniera evidente significa che una forma di stress é subentrata allo stato di relax e che qualcosa ha causato questo cambiamento (potrebbe essere per esempio l’imbarazzo per quel tipo di argomento o la mancanza di voglia di affrontarlo, oppure l’aumento di contatto per controllare le reazioni). A questo punto si può scegliere se approfondire l’argomento che ha causato questo stress o riprenderlo in un secondo momento per vedere se si ripresenta la stessa reazione.
Battito delle ciglia
In un minuto una persona batte le palpebre in media 8-10 volte ed una frequenza maggiore può essere collegata ad un aumento dello stress. Spesso le persone che mentono aumentano la frequenza del battito delle ciglia, una reazione generata dall’inconscio per creare un blocco dall’interno. L’inconscio é consapevole che ciò che esce dalla bocca non corrisponde al vero, quindi cerca di bloccarlo chiudendo gli occhi, prendendone così anche le distanze. Non per questo l’aumento del battito delle ciglia deve essere associato immediatamente ad una bugia, piuttosto ad una forma di stress o ansia in aumento.
In molti casi si osserva il fenomeno inverso, ovvero quando una persona mente riduce quasi a zero il battito delle palpebre. Questo perché lo sforzo cognitivo per raccontare alla lettera ciò che si é inventato e per parecchie volte ripetuto é talmente alto da ridurre ogni movimento del corpo, incluso il battito delle palpebre. Inoltre sforzandosi di apparire il più sinceri possibile si aprono gli occhi al massimo cercando così di dare enfasi a ciò che si dice. In questo caso gli occhi non agiscono più da blocco, ma grazie allo sforzo cognitivo che ne diminuisce drasticamente il battito, possono raccogliere maggiori informazioni per quanto riguarda le reazioni di chi sta ascoltando. Quindi é più probabile che quando una persona mente aumenti il battito delle palpebre se la bugia è inventata al momento, mentre il battito diminuirà se la bugia é stata preparata e studiata precedentemente.
Sarà quindi la differenza della frequenza abituale del battito di ciglia di una persona a segnalare un possibile aumento di stress o ansia.
Movimento delle mani e delle braccia
Quando le persone conversano gesticolano con le braccia e con le mani per supportare quanto dicono con le parole e per darne enfasi. Quanto si gesticola varia da persona a persona. Normalmente maggiore é la proprietà di linguaggio minore é la quantità di gesti, questo perché spesso quando non si trovano le parole per comunicare qualcosa, ci si aiuta con le mani per esprimere quello che non si riesce a dire. Tuttavia anche chi ha un’ottima padronanza di linguaggio si aiuterà con i gesti quando vorrà dare enfasi alle parole.
Quando una persona mente (a prescindere dalla proprietà di linguaggio) tende ad azzerare i movimenti delle mani e delle braccia. Questo perché nel momento in cui si mente, per non essere scoperti si devono dare meno informazioni possibili, e maggiori sono i gesti che si producono, maggiori saranno le informazioni comunicate e maggiore le possibilità di essere scoperti. Dare enfasi alle parole che accompagnano una bugia sarebbe controproducente e risulta difficile aiutarsi con i gesti per descrivere una situazione che si sa non essere vera e pertanto crea meno coinvolgimento. Inoltre, quando si mente, il corpo ha la tendenza a chiudersi come segno di difesa e protezione, e spesso ha bisogno di gesti di auto-conforto per diminuire lo stress, quindi le mani saranno impegnate a massaggiarsi, oppure massaggiare o accarezzare le gambe o le braccia.
Tuttavia una persona accusata di mentire potrebbe avere una reazione inaspettata. Potrebbe arrabbiarsi più di quanto ci si aspetterebbe per enfatizzare il proprio disappunto e far ricredere l’accusatore, in questo caso la gestualità probabilmente aumenterà.
Quindi anche in questo caso sarà una gestualità diversa dalla norma a comunicare che qualcosa é cambiato. Il segnale é che lo stato emotivo di una persona che cambia la frequenza della propria gestualità sta cambiando, la causa potrebbe riguardare una bugia appena detta o semplicemente l’intensificarsi di una sensazione negativa.
Dettagli e voce
Quando una persona mente tende a raccontare lo stretto necessario. Maggiore è la quantità dei dettagli forniti maggiore dovrà essere la capacità di ricordarli per non contraddirsi, di conseguenza maggiori saranno le possibilità di verifica da parte della “vittima” per appurare se ciò che ha sentito sia vero oppure falso. I sospetti possono nascere anche quando le informazioni fornite in merito ad un argomento siano molte ma abbiano poco a che fare con l’argomento in sé. In questo caso la pletora di informazioni serve a sviare l’attenzione dalla bugia in favore di una parte dell’argomento che si sa essere vera. Per esempio, una persona che mente sul luogo dove é stata, può fornire inutili informazioni su quali discorsi ha avuto con le persone presenti e nessuna su luogo in sé, come il tempo atmosferico, le persone presenti, fatti particolari accaduti.
Una persona poco convinta della bugia che sta raccontando lo comunicherà con il tono della voce. Infatti il tono si abbasserà gradualmente man mano che la bugia viene raccontata, diventando in alcuni casi quasi incomprensibile all’udito. Tuttavia il tono della voce potrebbe essere più basso del normale anche quando una persona prova sensazioni negative come la tristezza.
Ripetere la domanda appena fatta anziché rispondere, o iniziare la risposta tossendo o ridendo, indica la necessità di prendere tempo per valutare come rispondere. Non necessariamente per mentire, di sicuro perché l’argomento crea disagio. Lo stesso effetto si avverte quando aumentano le pause in un discorso tra una parole e l’altra, tra un concetto e l’altro. Quando non si sa cosa dire o come rispondere ci cerca di prendere tempo, tranne in situazioni dove é richiesto comunque qualche attimo per pensare. Alla domanda “Cosa hai fatto due domeniche fa?” é lecito aspettarsi un attimo per rispondere, il soggetto avrà bisogno di richiamare i propri ricordi su un fatto non recente. Alla domanda “Pensi sia corretto introdurre una legge che riguardi.....” ci si aspetta una risposta immediata, in quanto opinione su un fatto conosciuto e non ricordo.
Toccarsi il viso
Questo é un altro fenomeno spesso associato alle persone che mentono. Toccarsi o grattarsi il viso (naso, bocca occhi) può essere sintomo di un disagio prodotto dall’aumentare dello stress o dell’ansia, ma non per questo una persona sta mentendo. A volte può essere semplicemente un prurito, a volte un raffreddore o un po’ di polvere negli occhi. Ad una cena con gli amici una persona pur divertendosi può toccarsi il viso come gesto di auto-conforto quando pensa ad un incontro o riunione importante che avrà il giorno dopo, oppure ripensando all’esame universitario dato il mattino e non andato troppo bene. Ovviamente però c’é anche la probabilità che lo stress sia dovuto ad una bugia, per cui quando si vede un gesto simile si può aumentare l’attenzione senza giungere a conclusioni affrettate, soprattutto quando si crede si tratti di una bugia, perché questi gesti sono facilmente controllabili e, se una persona sa di mentire, può provare prurito al naso, avere la tentazione di grattarsi ma bloccare il gesto sul nascere senza alcuna difficoltà.
Rispondere senza rispondere
Quando a disagio rispetto una domanda o un argomento la soluzione più semplice é quella di non rispondere. In moti casi é ovvio che non si può evitare di rispondere semplicemente tacendo, quindi si ovvia il problema rispondendo come se fosse stata posta un’altra domanda. Questo comportamento si nota spesso nei programmi televisivi quando, di fronte ad una domanda scomoda, l’intervistato risponde a tutt’altro, dicendo in sostanza quello che vuole, anche se non ha nulla a che fare con quanto chiesto. In alternativa ci sono risposte come “Perché mi fai una domanda del genere”, “Non intendo rispondere a simili provocazioni”, “No comment” oppure riprendere un discorso precedente alla domanda e far finta di nulla. Tutte queste sono forme di “non risposta”, dei blocchi che vengono utilizzati quando non si sa cosa rispondere, quando si é a disagio, quando si é presi alla sprovvista. Spesso chi mente usa questa tattica, con queste non risposte cerca di sviare il discorso e guadagnare tempo per riorganizzare i pensieri e trovare (o inventare) la risposta giusta.
Quali segnali prendere in considerazione?
Scoprire quando una persona mente non é facile. Nel quotidiano quando si é con gli amici, colleghi, partner, ad ogni risposta dubbia non si può intervenire dicendo “Ne sei sicuro?” “Puoi sviluppare meglio quanto detto”, o insistere su determinati discorsi perché non si é convinti di quanto ascoltato. Facendo così si impiegherebbe poco per inimicarsi tutti. Inoltre serve molta cautela prima di dare del bugiardo a qualcuno, perché se scoprire una menzogna può far sentire in imbarazzo o in colpa chi la propina, dare del bugiardo a chi dice la verità crea cattive sensazioni e mancanza di stima e fiducia da parte di chi é ingiustamente accusato. A nessuno piace farsi dare del bugiardo, soprattutto quando si dice il vero.
Quindi, a meno che non si occupi una posizione in cui é lecito fare tutte le domande che si voglia (ad esempio forze dell’ordine, personale di sicurezza etc...) la questione si fa ancora più complessa.
Di conseguenza per aumentare le probabilità per smascherare una bugia bisognerà osservare la situazione nel suo contesto e nella sua interezza. Per questo si dovranno osservare tutti quei segnali che si discostano dal comportamento abituale, capire se un argomento o una risposta produce sensazioni negative o di disagio. Qualora ci si accorgesse che una risposta determina una reazione che si discosta dalla norma é opportuno cambiare discorso e magari riprenderlo in un secondo momento, osservando se lo stesso atteggiamento negativo si ripropone. Non affidarsi ad un solo segnale, la conferma di un atteggiamento negativo é data da più segnali, più gesti che rivelano lo stato emotivo di una persona.
Assieme ai segnali che possono indicare se una persona mente bisognerà leggere tutto quanto il linguaggio del corpo sta trasmettendo, osservare tutte le reazioni, i segnali di apertura o chiusura, espressioni del viso e tutto ciò che una persona trasmette senza utilizzare le parole.
Nessuno riesce a smascherare con certezza ogni bugia, ma conoscere quali segnali si nascondono dietro una menzogna può aiutare ad evitare di prendere abbagli o lasciare che qualcuno si approfitti troppo spesso della nostra buona fede.