la struttura delle credenze - Mental coaching in sport, business and health care by Fausto Donadelli

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Miglioramento personale

La struttura delle credenze
Occorre distinguere tra convinzioni razionali e convinzioni disfunzionali.
Miglioramento personale.

La struttura delle credenze
Nella terapia cognitiva occorre distinguere tra convinzioni razionali e convinzioni disfunzionali: le seconde sono quelle che portano a comportamenti patologici e sono convinzioni che si esprimono in forme linguistiche del tipo:

  • Doverizzazioni: io devo assolutamente, tu devi, gli altri devono
  • Insopportabilità e intolleranza: io non tollero, io non sopporto
  • Giudizi totali su sé stessi e suglialtri (assolutizzazione): non valgo niente, Sei uno stupido...
  • Catastrofizzazioni: è tremendo, sarebbe terribile
  • Bisogni assoluti: bisogna assolutamente, Non si può fare a meno

Per dirla in breve sono doverizzazioni, assolutizzazioni, catastrofizzazioni.

Una convinzione può essere in una certa misura irrazionale, imprecisa o non scientifica quando viola il metamodello, ma sarà patologica (cioè disfunzionale e fonte di disagio) solo quando presenta uno dei precedenti requisiti (doverizzazioni, assolutizzazioni, catastrofizzazioni).

Le emozioni negative prolungate si accompagnano sempre a pensieri negativi interni di cui spesso non siamo neppure consci (i famosi pensieri automatici che originano da convinzioni profonde preesistenti).

Così capita che un evento come un incidente ci perseguiti per molto tempo, oppure eventi irreali o immaginari possano creare delle risposte a livello somatico (ideomotorio, ideosensorio).

Secondo Ellis l’essere umano va visto come un sistema integrato è quindi possibile lavorare sul pensiero per influenzare le emozioni e il comportamento.

In verità, poiché tutto è collegato, per produrre una reazione emotiva si può agire in svariati modi: attraverso l’apparato senso-motorio, attraverso mezzi biochimici o elettrici, attraverso processi cerebro-corticali o cognitivi. Ogni processo attiva gli altri in varia misura.

A livello più semplice questo modello cibernetico è costituito da diverse variabili: cognizioni-emozioni-fisiologia-comportamenti (la cui variabile a livello logico superiore è rappresentata dalle cognizioni secondo lo schema di Korzybski) e può essere semplificato in un modello lineare: il famoso A-B-C:

  • A=Activating Event. È l’evento attivante che cattura e focalizza l’attenzione selettiva dell’individuo all’interno o all’esterno (lo stimolo).
  • B=Belief System. È la struttura cognitiva dell’individuo (la mappa)
  • C=Consequences. Sono gli effetti sul piano emotivo e comportamentale (la risposta). La Risposta è condizionata dai filtri interpretativi della realtà.

In questo senso possiamo considerare che le risposte, anche quelle più strane, come una derivazione logica da premesse illogiche. Una volta che tali pensieri (B) sono stati esplicitati attraverso il metamodello (viene portata alla superficie la struttura profonda) si può comprendere e spiegare il comportamento (C).

Alcuni esempi:
Ho una estrema ansia dell’Io quindi ritengo che la mia immagine in certe situazioni sia minacciata perché devo dimostrarmi bravo altrimenti è terribile.

Ciò porta alla fuga (la soluzione che contribuisce a creare il problema).

Quindi al primo problema (Ansia dell’Io) si viene a creare un secondo disagio che è l’Ansia del disagio stesso (sono ansioso per il fatto di avere questa ansia nei confronti dello stare con gli altri).
Se ho scelto come soluzione l’evitamento c’è chiaramente una convinzione che mi dice che conviene evitare piuttosto che affrontare la difficoltà perché le cose devono andare bene altrimenti è terribile (bassa tolleranza alla frustrazione).

Il problema secondario rende più difficile affrontare il problema primario.

A questo punto si innesta un circolo vizioso che comporta un copione comportamentale e quindi una profezia che si autodetermina. Alla fine entra in causa un terzo problema la depressione che renderà le cose ancora più difficili.

Come è stato sottolineato da Beck la depressione presenta un paradosso perché da un lato ci si autodenigra mentre dall’altro ci si deprime appunto perché non si è all’altezza dei propri bisogni e obiettivi di grandezza.

I pensieri tipici sono:
  1. Io devo avere successo nelle cose importanti della vita e ottenere l’approvazione degli altri altrimenti è orribile e catastrofico e non sono bravo come dovrei essere, quindi non valgo niente.
  2. Gli altri devono trattarmi bene e rispettarmi altrimenti è terribile e sono dei malvagi.
  3. Le condizioni in cui vivo devono essere facili e devono darmi rapidamente e senza troppa fatica le cose che desidero (amore- felicità-saggezza, soldi) altrimenti il mondo è orrendo e fa schifo.


Insomma tutta una serie di doverizzazioni, catastrofizzazioni e assolutizzazioni che possiamo considerare come una contaminazione da parte del Genitore e del Bambino nei confronti dell’Adulto che lo porteranno a mettere in atto tutta una serie di comportamenti patologici (copioni comportamentali) con una serie di vantaggi derivati all’interno della rete di relazioni nella quale l’individuo si situa.
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