ipnosi - Mental coaching in sport, business and health care by Fausto Donadelli

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L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Ipnosi
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Ipnosi
Esistono molte teorie riguardo alla realtà di tale fenomeno ma, l'unica cosa certa è che le analisi scientifiche degli ultimi anni affermano decisamente che l'"ipnosi" com'era intesa nel milleottocento non esiste: quello che esiste sono una serie di tecniche differenti che conducono a risultati differenti.

Nessuno è mai riuscito infatti a misurare in maniera inoppugnabile dati che sarebbero fondamentali a tale proposito quali la profondità, o a dimostrare l'esistenza di modificazioni fisiologiche particolari e uniche di tale stato.

E' stato anzi dimostrato come tutte le fenomenologie che chiamiamo "ipnosi" possano essere ottenute anche senza quello che viene comunemente chiamato "ipnosi" modulando opportunamente la comunicazione e le aspettative, cioè il contesto sociale.

Ci sono disgraziatamente molte credenze sbagliate riguardo all'ipnosi, derivate da film e fumetti, legate essenzialmente al pensare che il soggetto ipnotizzato perda coscienza o sia meno capace di giudicare, ma che non sono vere.

Il soggetto "ipnotizzato" fa molta attenzione a quello che gli accade attorno ed è perfettamente in grado di reagire.

Se ad esempio l'ipnotista dovesse per una qualche ragione sentirsi male mentre ipnotizza, la cosa più probabile che può succedere è che il soggetto ipnotizzato apra gli occhi e gli presti soccorso. Se l'ipnotista chiedesse all'ipnotizzato di rivelargli un segreto,questo sicuramente non lo farebbe e forse anzi si offenderebbe.

L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

L'unica cosa che possiamo chiamare "Ipnosi" in realtà è la comunicazione, e tutta la comunicazione può essere definita una forma di ipnosi.

All'estero la figura dell'ipnotista è appunto chiaramente definita come un individuo che aiuta altre persone a sviluppare potenzialità che sono loro proprie, ad accedere a risorse che gli appartengono.
La persona che smette di fumare con l'ipnosi, ad esempio, è una persona che non riesce ad accedere alle stesse risorse che permettono ad altri di smettere di fumare senza aiuto alcuno. L'ipnotista lo aiuta allora ad accedere a tali risorse che in realtà sono già sue.

Il sempre crescente interesse per l'ipnosi e l'autoipnosi nei tempi recenti discende anche dal voler conoscere e praticare tecniche non legate a filosofie o religioni particolari per praticare l'introspezione e comunicare con sè stessi.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

L'ipnosi non esiste tutto è ipnosi
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

L'ipnosi non esiste tutto è ipnosi
(Milton Erickson)

Per affrontare il paradosso dell'ipnosi molto ben espresso da uno dei più famosi ipnoterapeuti del nostro tempo vi chiediamo di seguirci in un tour che semplicemente prenderà in considerazione quali e quante occasioni durante la nostra giornata noi viviamo il fenomeno dell'ipnosi, auto ed etero indotta (una trance indotta dal proprio interno o dall'esterno).

Per far ciò è necessario che assieme ci concentriamo su alcuni punti salienti per comprenderci nella nostra descrizione, alcuni presupposti, ciò è a dire qualcosa che deve essere vera perché il discorso che segue abbia un senso, lo facciamo con semplicità proprio per avvicinarvi all'idea dell'ipnosi in modo semplice e naturale, potendo in tal modo cogliere tutte le dolci sfumature di come la nostra mente lavora per noi, trasforma per noi la dimensione reale dove viviamo, ci fa comprendere le situazioni, accettare le altre persone, ci fa gioire, provare emozioni, ci fa innamorare, ci permette di superare le difficoltà, superare il dolore e la sofferenza, ci permette di gustarci un mondo intero attorno a noi, ci fa sognare e ci fa realizzare i nostri sogni, semplicemente in una magica parola ci fa vivere.

Il primo punto da considerare è lo stato che viviamo in questo momento, il cosiddetto stato di realtà, ora la cosa particolare è che noi non siamo la realtà che ci circonda, siamo degli esseri viventi, abbiamo dunque una prima consapevolezza necessaria a distinguerci dal resto del mondo, sufficiente a restituirci la consapevolezza della nostra dimensione corporea e psicologica, la nostra identità.
Non dobbiamo però dare per scontato un tale lavoro di identificazione, siamo troppo ben abituati a dare per scontato ciò che comunemente facciamo automaticamente ogni giorno che abbiamo difficoltà a renderci conto del grande lavoro sotteso all'identificazione che siamo in grado e dobbiamo fare ogni volta che abbiamo consapevolezza di noi stessi.
La semplicità del nostro essere consapevoli della nostra vita è legata al fatto che la cosiddetta "coscienza" di noi è un prodotto finito, il prodotto di un lavoro che si è sedimentato nel tempo ma che abbiamo necessariamente appreso, anche se in un lontano giorno ormai, l'idea che ci portiamo appresso di noi è nata da un processo di apprendimento, il nostro nome, la nostra faccia, la forma delle nostre mani, del nostro corpo è stato un processo di apprendimento che si rinnova ogni giorno che ci guardiamo allo specchio, ed ogni giorno rinnoviamo l'idea che abbiamo di noi stessi proprio perché il nostro aspetto cambia continuamente, così, semplicemente attraverso nuove esperienze, nuove idee, nuovi stili di vita e così via.

Ora per apprendere qualcosa di nuovo abbiamo bisogno di modificare l'idea precedente sulla cosa osservata, o quanto meno aggiungere un pezzo alla nostra esperienza, per fare questo però non possiamo annullare il resto, ma sicuramente ci concentriamo maggiormente sulla novità, pensate per un momento di dover conoscere una nuova persona, l'attenzione che metterete nel conoscerla vi distoglierà per un attimo dall'ambiente in cui vi trovate, la vostra attenzione è rivolta a quei gesti consueti attraverso cui vi orientate quando dovete presentarvi a qualcuno, nel dar la mano, ad esempio, si compie un gesto considerato usuale, ripetitivo, così nel guardare o nell'essere guardati negli occhi!!

Non è così, la riprova che solo apparentemente il primo contatto con una persona nuova per noi non è un gesto banale, o un insieme di gesti ripetuti ci è data dalla sensazione, detto anche giudizio, che ci facciamo di questa persona, sappiamo dire ad esempio immediatamente se abbiamo avuto una buona o cattiva impressione dell'altro, ora da dove arriva questa nostra facoltà? Potremmo dire che arriva dall'elaborazione inconsapevole del nostro cervello, dal nostro inconscio vigile, o quant'altre considerazioni possibili, bene per semplificare questo processo noi vi diciamo che andiamo in trance, la nostra attenzione va su alcuni dettagli della persona, si concentra su questi e prende ad unirli con passate esperienze in un complesso processo che difficilmente risulta analizzabile dal momento che é molto differente da persona a persona, ciò che è comune nell'esperienza finora descritta è la concentrazione iniziale su alcuni elementi della persona, dei gesti fatti in maniera speculare, entrambi si danno la mano, la nostra mente, attraverso il sincronismo dei gesti, darsi la mano salutarsi ed altri riti di avvicinamento molto simili, in verità coglie le differenze, assomigliamo agli altri ma al contempo siamo differenti, il sincronismo iniziale nei gesti ripetuti e simili ci mette nella condizione di cogliere le differenza, differenze tra il nostro modo di dare la mano ed il modo ricevuto, ma soprattutto la differenza tra l'idea nostra del dare la mano e la stretta di mano ricevuta, il sincronismo tra le persone è l'assomigliarci nei gesti, nelle posizioni, nel vestire nel parlare, nell'usare stesse parole o parole differenti, nell'usare un tono di voce e così a seguire, la nostra mente ha bisogno del sincronismo, assomigliare, per poter cogliere le differenze.

Dunque come potete vedere il comportamento iniziale è delineato in modo differente da come diamo scontato che sia, e questo è legato al fatto che la nostra percezione, occhi, orecchie, tatto, gusto olfatto, i nostri sensi sono abilitati a cogliere la differenza, non l'uguaglianza, quella la danno per scontata, se qualcosa non cambia, per un fenomeno mimetico, la nostra mente non lo nota, è uguale dunque non lo colgo, se cambia viene notato immediatamente, il primo confronto viene fatto con il nostro personale modo di fare, e di essere, ecco la funzione dell'assomigliare a che risalta immediatamente, noi diamo la mano se colui che ci da la mano ci assomiglia sufficientemente per cui la stretta di mano prosegue simile a sempre, mai uguale al contempo, mettendoci in grado di cogliere le differenze con la nostra esperienza sul dare e ricevere la mano.

Dunque ogni sincronismo tra le persone è fondamentale alla percezione, a questo primo passo segue l'apprendimento, ciò che mi rimane del primo contatto avuto con l'altro, non è una razionale descrizione che faccio dell'altro, è una sensazione che provo e questa sensazione è legata alle mie emozioni, più o meno forti, sentite, dunque provate, nelle percezioni passate, il bel gesto, il bell'abito, il modo gentile di far, l'armonia della voce, le parole usate, ogni dettaglio che si discosta dall'uguale e che crea una differenza, tutto genera sensazioni e dunque emozioni di esperienze passate che emergono e si vanno a collegare nella nuova sensazione provata, ciò che avviene è un contatto emotivo con l'altro, la razionalizzazione, o descrizione che si fa dell'altro segue il primo impatto d'insieme che è una sensazione che abbiamo composto in parte nuova ed in parte ricomposta.
Per tutto il momento durante il quale abbiamo dato la mano e proferito le parole di convenienza siamo rimasti concentrati sulla idea della stretta di mano e dei convenevoli e la nostra concentrazione, anche se transitoria e di breve durata, è stata una monoidea, un'unica idea di riferimento, questa attenzione ci ha distolti dal resto, ha limitato la nostra attenzione agli elementi descritti fino ad ora e questa limitazione e concentrazione di attività ha permesso alla nostra mente di lavorare sulla complessa elaborazione dell'idea che mi son fatto dell'altro, la fenomenologia conseguente all'esperienza provata in questo primo contatto è ad esempio il sorriso, più o meno pronunciato, la durata stessa dei convenevoli, i gesti nuovi eventualmente provati e le sensazioni provate che si manifestano attraverso contratture e/rilassamenti del corpo e così di seguito.

Bene, siamo appena alla stretta di mano ma ciò che vi abbiamo descritto non è altro che una reciproca induzione in trance dove solitamente una delle due persone protagoniste della nostra stretta di mano dopo un momento iniziale di confronto e sincronismo, prende a guidar la situazione e l'altra persona accetta di essere guidata, questo almeno avviene nella maggior parte delle occasioni, ma se entrambi desiderano guidare l'esperienza da li a seguire allora il confronto continua e succedono cose differenti.
Se ad esempio la stretta di mano è molto forte, il messaggio può risultare chiaro, "voglio prendere il controllo", oppure, altra possibilità, una delle due mani prende a mettere sotto l'altra girandosi col dorso verso l'altro, anche qui è ipotizzabile un messaggio del tipo: "desidero guidarti, voglio guidare", e così di seguito; queste sono ipotesi naturalmente, però il significato del messaggio, anche se inconsapevole, emerge solo dopo una attenta analisi dei gesti e delle posizioni tenute dalle due persone durante il confronto.

Un dettaglio particolare nell'incontrare una persona, che sfugge molto spesso perché altrettanto spesso viene evitato, è l'incrociare lo sguardo dell'altro, guardare negli occhi il proprio interlocutore dà subito un chiaro ed inequivocabile messaggio di dominanza e/o sottomissione, o meglio definisce in breve chi guida chi.

Mai provato un senso di fastidio nel guardare negli occhi qualcuno in modo prolungato? Se vi è capitato avete compreso ciò che intendiamo, se reggi lo sguardo di un altro ed è questi ad abbassarlo per primo, ripetutamente, allora probabilmente la persona ha accettato di essere guidata da te, il bambino o la persona più giovane, la persona di grado sociale inferiore, solitamente accetta di essere guidata ponendosi in posizione di accettazione.

Al di la di questi dettagli più legati alla struttura della comunicazione non verbale, (ancora da valutare per come viene utilizzata strategicamente dagli individui per ottenere ciò che desiderano), rimane il fatto che ogni comportamento elaborato dopo un sincronismo iniziale, colto percettivamente come differenza, non è sotto la nostra consapevolezza, viene vissuto a livello emotivo, ci fa concentrare per un tempo sufficiente da sviluppare una monoidea, attivando un potenziale mentale come il riconoscimento e/o l'accettazione del ruolo dell'altro, o piuttosto il semplice giudizio che ci siamo fatti dell'altra persona, si è manifestato in modo più o meno evidente sul nostro corpo, attraverso una fenomenologia come il sorriso, la smorfia, la rigidità o la rilassatezza del corpo, in realtà tutta questa attività appena descritta é ipnosi.

L'ipnosi si ha ogni volta che una persona sviluppa un Sincronismo Emotivo, concentrandosi su di una Monoidea, Limitando il campo di consapevolezza, entrando in uno stato di concentrazione mirata, la Trance, in cui viene seguito un protocollo o procedura, un listato di comandi appresi, Attivando un potenziale (lavoro) mentale di percezione/elaborazione, manifestando una Fenonomenologia fino ad uscire dal protocollo, o listato di comandi, manifestando una De-trance, ecco che si ha lo sviluppo intero di un induzione ipnotica che noi abbiamo riassunto più volte nell'acronimo SEMOLTAFEDE.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Esempi di approcci Ericksoniani
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Esempi di approcci Ericksoniani
Prima di iniziare con alcuni esempi occorre tener presente che l'approccio Ericksoniano a differenza di altri approcci terapeutici lavora sempre con l'ipnosi anche quando la terapia è apparentemente non ipnotica.
Alcuni fenomeni presenti nelle trance medie e profonde sono riscontrabili anche nella "comune trance quotidiana" così come l'istaurazione di quel particolare sincronismo interattivo denominato rapport.

Alcuni pincipi base di questa forma di approccio sono:

1. Non è necessario rendere cosciente l'inconscio
2. Utilizzate in modo creativo ciò che c'è già, create nuove connessioni, nuovi isomorfismi
3. Non è necessario che la suggestione sia diretta
4. Cominciate da poco e da vicino e poi create un campo affermativo positivo
5. L'approccio naturale è sempre il migliore
6. Create un effetto pratico e comportamentale nella vita del cliente
7. Superate le limitazioni apprese attraverso la ristrutturazione
8. Utilizzate la dissociazione

1. Non è necessario rendere cosciente l'inconscio

Erickson diceva: "Dobbiamo occuparci della mente inconscia, effettuare a quel livello la terapia e poi trasferirla alla mente conscia."
A questo proposito si potrebbe aprire tutto un capitolo sull'utilizzo dell'amnesia nella terapia Ericksoniana.
L'utilizzo dell'amnesia consentiva a Erickson di aggirare le limitazioni apprese e quindi riorganizzare il mondo psichico del paziente nel modo più ecologico possibile per poi far emergere naturalmente e spontaneamente il cambiamento in un modo accettabile per la mente conscia.
Erickson poteva dare delle prescrizioni terapeutiche mentre il cliente era in trance alla stregua di comandi post-ipnotici, poi induceva un'amnesia per proteggere le suggestioni. Uno stato di trance di questo tipo poteva essere indotto anche tramite la conversazione, per esempio tramite un discorso lungo, vago e generico sempre più frequentemente inframmezzato con suggestioni di stanchezza e sonnolenza.

L'amnesia poteva essere indotta anche tramite metodi naturali quindi non direttamente e tramite commenti casuali del tipo: "Lei ha sentito tutto quello che ho detto perché è qui nello studio, e se lo ricorda qui anche se una parte di lei potrebbe pensare di non poter dimenticare ma solo perché è seduta qui in questa stanza e quindi non è necessario che non avvenga tutto subito".
Erickson studiando le varie forme di amnesia spontanee in stato di veglia aveva riconosciuto gli eventi che scatenavano naturalmente queste amnesie e quindi poteva riprodurle indirettamente.
Una amnesia spontanea può essere prodotta per distrazione dell'attenzione, per interruzione dei nessi associativi in corso o per continuazione e riaggancio a un flusso di pensieri precendenti.
Il primo caso si verifica quando una persona si presenta e stringe la mano all'interlocutore per poi dimenticarne il nome. Ciò accade perché l'attenzione è distratta dal compito piuttosto coinvolgente della presentazione.
Il secondo caso accade quando veniamo interrotti dal nostro discorso con argomenti non correlati. Ciò interrompe il flusso dei nostri pensieri e ci fa perdere il filo. Il nesso associativo può anche essere un'ancora ambientale. Per esempio quando usciamo dalla stanza in cui ci è sorta un'idea per attuarla e poi strada facendo ce ne scordiamo...
L'amnesia è facilmente strutturabile se ci rendiamo conto di quanto le informazioni siano stato dipendenti. Col termine stato dipendenti si intende informazioni dipendenti dalla fisiologia e dal contesto:
"Recentemente alcuni ricercatori hanno fatto imparare a memoria delle filastrocche senza senso a 48 soggetti volontari in stato di ubriachezza. Quand'erano lucidi ricordavano con molta difficoltà ciò che avevano imparato, mentre quando erano nuovamente ubriachi lo ricordavano assai meglio. [...] Dalla natura legata allo stato dell'esperienza, e dal fatto che vi sia amnesia tra lo stato di normale esperienza quotidiana e tutti gli altri stati di iper- e ipoeccitamento, consegue che il cosidetto 'subconscio' altro non è che quest'amnesia chiamata in altro modo. Pertanto, invece di postulare un solo subcoscio, penso che vi siano tanti strati di autoconsapevolezza"
In effetti accade che ci sia una continuità di ricordo tra una trance e l'altra o tra una notte di sogni e l'altra così come tra uno stato di veglia e l'altro e un'amnesia fra questi stati di consapevolezza.
Tramite l'ipnosi inoltre è possibile risalire a vari tipi di memorie dissociate come i ricordi traumatici o le memorie coorporee. In genere per rievocare questo tipo di memorie che non fanno parte della memoria dichiarativa si chiede al soggetto di concentrarsi su una sensazione e risalire al primo momento in cui si è verificata (cercando quindi di aggirare la rammemorazione linguistica tramite un'ancora cenestesica).

Potremmo considerare l'amnesia spontanea da trance come l'effetto di una interruzione dello stato di consapevolezza normale e quindi dei suoi nessi associativi. La dissociazione infatti non è altro che l'interruzione o la mancanza di nessi associativi. Le informazioni che non si integrano nella coscienza di veglia rimangono dissociate.
Per esempio al risveglio dal sonno con il ritorno alla consapevolezza normale entro breve si spezzano i legami associativi e spesso ci dimentichiamo ciò che abbiamo sognato se non lo scriviamo subito o se non ci ripensiamo durante lo stato ipnagogico (la fase tra il sonno e il risveglio).
Anche subito dopo la trance succede qualcosa di simile: "Erickson si attiene alla prassi di non parlare al paziente che si è appena risvegliato dalla trance di quanto è accaduto in tale stato. Lo stato di trance persiste per qualche istante dop il risveglio e le domande rivolte ai soggetti in questo periodo consentono spesso la completa rammemorazione. Erickson tipicamente intrattiene per qualche momento il paziente che è appena uscito di trance in conversazioni casuali, aneddoti, storielle paradossali lontanissime dall'esperienza ipnotica, per provocare un'amnesia per distrazione. Oppure a volte lo 'caccia' dallo studio per evitare di parlare della trance. Lo distrae e fa tutto il possibile per rendere la situazione da veglia completamente diversa da quella di trance e provocare così l'amnesia."

A volte faceva qualcosa di più complicato tramite la tecnica dell'amnesia strutturata. L'amnesia strutturata crea una serie di nessi associativi prima della trance che vengono in seguito ripresi alla conclusione della trance per dare una amnesia di tutto ciò che è accaduto "nel mezzo".
Il nesso associativo può anche essere ambientale e comportamentale (si riprende a fare ciò che si stava facendo un attimo prima di indurre la trance).

I comandi post-ipnotici sono un chiaro esempio di dissociazione fra memoria procedurale e memoria dichiarativa a partire da una ingiunzione paradossale: "Fai ciò che ti dico ma dimentica l'ordine". Il soggetto sarà quindi in grado di fare quanto ordinato ma senza spiegarsi il perché.

2. Utilizzate in modo creativo ciò che c'è già, create nuove connessioni, nuovi isomorfismi.

In effetti è da questo tipo di processo che sorgono le nuove idee artistiche e scientifiche e si fanno delle "scoperte".
In terapia utilizzare in modo creativo ciò che c'è già vuol dire diventare padroni del sintomo rispecchiandolo, prescrivendolo, apportando piccoli cambiamenti, utilizzandolo o sostituendolo con un altro sintomo meno inabilitante che tuttavia soddisfa gli stessi bisogni di fondo.

3. Non è necessario che la suggestione sia diretta

"La maggior efficacia delle suggestioni indirette può essere spiegata in questo modo. Nella maggior parte delle trance la coscienza non è mai assente del tutto, ma assume un atteggiamento di osservazione: in parte il soggetto si perde nell'esperienza in atto, ma in parte l'Io osserva tranquillamente ciò che sta succedendo, come accade a fare in sogno.
Quando si dà una suggestione diretta [...] l'Io che la osserva ne prende nota, [...] dopo averne preso nota, l'Io ha la facoltà di scegliere se metterla in atto oppure no. [...] Ma quando la suggestione è data indirettamente, anche l'Io che osserva tende a non accorgersi di aver ricevuto una suggestione. Se vi è pochissima o nessuna consapevolezza della suggestione, vi sono pochissime possibilità di discuterla e di rifiutarla, o non ve ne sono affatto."

4. Cominciate da poco e da vicino e poi create un campo affermativo positivo

Erickson a una ragazzina di dodici anni che aveva avuto una paralisi e non riusciva a muovere le braccia disse di cominciare col mettersi davanti allo specchio a fare delle boccaccie (in questo modo contraeva indirettamente i muscoli del petto). La ragione di questo strano intervento è presto detta, da un lato aggira la resistenza, dall'altro inizia da un piccolo cambiamento per diffonderlo indirettamente altrove: "Ora, quando si comincia a far muovere un muscolo, il movimento tende a diffondersi a tutti i muscoli. Provate a muovere solo un dito. Il movimento comincia a diffondersi, senza che lo vogliate." (La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio, p. 105)

Creare un campo affermativo positivo è anche dire che una anestesia può durare 10 minuti come 11 minuti. E se ne può durare 11 potrà durarne anche 12. E se ne dura 12 sicuramente ne potrà durare anche 14. E se ne dura 14 potrà durare anche 17. Se ne dura 17, ne potrà certamente durare almeno 20. E così via fino a durare ore, fino a durare un giorno. Ma se ne può durare un giorno ne può durare anche due...

5. L'approccio naturale è sempre il migliore

I risultati più efficaci, facili e duraturi sono quelli che si producono naturalmente. Predisponete la situazione perché il risultato voluto ne sia una conseguenza naturale.

6. Create un effetto pratico e comportamentale nella vita del cliente

Potete solcate il mare all'insaputa del cielo come nell'esempio che segue oppure creare uno schock psicologico o una esperienza emozionale correttrice capace di rompere il vecchio schema di riferimento e avviare un processo creativo di risintesi interiore.

"Una ragazza veniva a scuola tenendo sempre la mano sinistra sopra la bocca. [...] Quando diceva la lezione in classe, quando camminava per strada, quando mangiava al ristorante, aveva sempre la mano sinistra sopra la bocca. [...] Dopo molti incitamenti mi raccontò di una terribile esperienza che aveva avuto all'età di dieci anni. In un incidente di macchina, era stata catapultata oltre il parabrezza. [...] Il vetro del parabrezza le aveva tagliato la bocca [...] Così crebbe con l'idea di avere la bocca orribilmente sfregiata, ed ecco perché la teneva sempre coperta, perché non voleva che nessuno vedesse l'orribile cicatrice. [...] Così la persuasi ad andare a un appuntamento con uno degli studenti. Lei doveva portarsi appresso due pesanti borse [...] A questo appuntamento, e a tutti i successivi, scopri che se permetteva che le dessero un bacio sulla porta di casa, l'uomo invariabilmente la baciava dalla parte della bocca in cui c'era la cicatrice. [...] Quello che non sapeva, era che lei era curiosa, e quando era curiosa piegava sempre la testa a sinistra, un uomo doveva per forza baciarla sulla parte destra della bocca!"

7. Superate le limitazioni apprese attraverso la ristrutturazione

L'importante è cogliere le differenze nel modo più ecologico e creativo possibile: "C'era uno studente universitario, che al liceo era stato capitano della squadra di baseball, e che al liceo era stato capitano della squadra di football. [...] Ma si riscontrò che i suoi avanbracci presentavano una normale differenza di 2-3 centimetri. Era distrutto. Venne da me e mi disse: "Lei non sa cosa vuol dire essere un invalido".
[...] Vedete, quando un paziente mi dice che io non so cos'è il dolore, e che non so cosa vuol dire essere invalido, io mi permetto di dire che si sbaglia. Proprio così. E posso dimostrare molto chiaramente che il fatto di essere rimasto paralizzato dopo il liceo non mi è stato di alcun ostacolo. E non potevo muovere nessuna parte del corpo, a eccezzione delle pupille. Ho imparato il linguaggio del corpo.
E quando andavo all'Università, il primo anno andai a vedere Frank Bakon in Lightning. Quell'attore divenne celebre, perché nel corso della commedia sapeva dire 'no' con sedici diversi significati.
La sera dopo tornai a teatro, e contai tutti i significati diversi."

È chiaro che se fossiamo capaci di fare distinzioni diverse della realtà anche il nostro comportamento sarebbe diverso.
E così Erickson racconta che "Se voi aveste paura dell'altezza e non riusciste a salire sullo Squaw Peak, io che farei? Vi disorienterei nel tempo, anche se dovessi tornare indietro dieci o dodici anni. Vi farei andare a fare una passeggiata come se aveste diciotto ani di meno, quando probabilmente non avevate quella fobia. Così salireste su quella montagna, per vedere cosa c'è dall'altra parte.

Oppure, se non riuscissi a fare questo, disorienterei la vostra percezione delle cose in modo che la montagna vi appaia pianura, un pezzo di pianura, come soffici zolle che potrete tranquillamente attraversare. [...] In un caldo giorno d'estate, mentre dormite, potete andare a pattinare sul ghiaccio. Potete pranzare a New Orleans, a San Francisco o a Honolulu. Potete volare in aeroplano, guidare un'automobile, incontrare amici d'ogni genere, e siete sempre a letto profondamente addormentati. [...] La trance non fa altro che permettervi di utilizzare tutte le cose che avete già imparato. E spesso noi diamo poco peso a tutte le cose che abbiamo imparato."

È possibile tornare nel passato per recuperare le risorse e le cose imparate, ma è anche possibile muoversi nel futuro tramite la tecnica dello pseudo orientamento nel tempo. Tramite questa tecnica Erickson disorientava la persona e poi la riorientava nel futuro proiettandola in qualche data dove il suo problema sarebbe stato risolto. Da quella posizione privilegiata la persona poteva volgersi indietro e rivedere lo svolgimento proggressivo degli eventi che l'avrebbero condotta al successo, poteva assaporare questo successo e questo cambiamento superando lo stato problematico presente.

Potremmo paragonare questo approccio a una tecnica "come se": credere di aver già realizzato certi risultati determina una retroazione del futuro sul presente tale da riorganizzare i pensieri e comportamenti come una profezia che si autodetermina. Per lo stesso motivo le profezie e le predizioni possono essere tanto efficaci (nel bene e nel male) perché predire qualcosa equivale a provocarla: nel momento in cui si vede o si predice il futuro lo si sta già modificando. Siamo profeti di noi stessi.

8. Utilizzate la dissociazione

Le tecniche finora descritte possono essere abbinate con il fenomeno della dissociazione. Per esempio la regressione, l'amnesia, l'analgesia sono potenziate dalla dissociazione. Anche la ristrutturazione perché la dissociazione consente di vedere oggettivamente gli eventi semplicemente osservandoli in modo distaccato e senza provare le risposte emotive che vi sono solitamente associate. Tramite lo pseudorientamento nel tempo si può guardare al tempo presente in modo oggettivo e distaccato.

Erickson faceva allucinare in delle sfere di cristallo vari episodi della vita della persona (perché "le sfere di cristallo create per allucinazione sono comode, facili da maneggiare e straordinariamente economiche." Opere -Vol IV, p. 450) creando una dissociazione e una amnesia rispetto alla persona che appariva nelle scene così da rivedere la propria vita in modo oggettivo stimolando nuove associazioni a proposito di "quella persona":
"Puoi sognare te stessa come una bambina piccola, chiedendoti chi sia quella bambina. E puoi guardare quella bambina diventare più grande, settimana dopo settimana, mese per mese, anno per anno. Finché alla fine puoi riconoscere chi sia quella bambina che sta crescendo."
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Comune trance quotidiana
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Comune trance quotidiana
Erickson utilizzava la comune trance quotidiana e impartiva le suggestioni quando il paziente aveva già avviato uno stato naturale di trance (approccio naturalistico). Caratteristica della trance quotidiana è il predominio dell’emisfero destro e l’attivazione del parasimpatico. L’ipnosi utilizza e intensifica questo fenomeno naturale a fini terapeutici.

Erickson ne parla in questi termini:
"In quei momenti le persone [...] tendono a fissare lo sguardo – verso destra o verso sinista, a seconda dell’emisfero cerebrale dominante – e ad assumere quell’aspetto ‘assente’ o ‘vuoto’. Possono chiudere effettivamente gli occhi, immobilizzare il corpo (una forma di catalessi), reprimere certi riflessi (come inghiottire, respirare, ecc.) e sembrano momentaneamente dimentiche di tutto ciò che le circonda, sino a quando non abbiano completato la loro ricerca interiore a livello inconscio di nuove idee, risposte e schemi di riferimento che ristabiliranno il loro orientamento generale verso la realtà."
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Cosa succede durante l'ipnosi
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Cosa succede durante l'ipnosi
Nella prima fase la fase induttiva si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza. Si possono riscontrare sull"EEG (Eletroencefalogramma) un'accentuata presenza delle onde alfa tipiche degli stati di rilassamento e di distacco dalla realtà esterna. Si comincia quindi con un passaggio dalle onde beta (predominanti durante la veglia e gli stati di vigilanza e allerta) alle onde alfa più lente. L'alterazione delle proprie vibrazioni cerebrali comporta una rallentamento anche di altre attività (respiro, pulsazioni cardiache) e viceversa.
È bene ricordare che l'invito al rilassamento somatico e al sonno funzionano bene perché permettono il distaccco graduale dall'ambiente esterno, ma è possibile indurre un'ipnosi anche in altro modo come dimostrano le pratiche autoritarie o l'ipnosi distonica. Tutto ciò che è capace di focalizzare l'attenzione all'interno e sulla voce dell'ipnotista può essere inteso come una manovra induttiva.
Infatti l'ipnosi non equivale al sonno, perché una persona addormentata reagisce solo a stimoli intensi e non è in comuncazione con il mondo esterno.

Successivamente, con l'approfondimento dell'attenzione all'interno si manifesta un predomio delle onde theta più lente che caratterizzano la trance vera e propria. È da notare che le onde theta si manifestano di solito nel periodo che precede il sogno (fase ipnagogica). Questo stato, che normalmente è vissuto passivamente o fugacemente, nell'ipnosi viene mantenuto per tutta la seduta e utilizzato a fini terapeutici.

Durante questo passaggio l'individuo vive la destrutturazione del suo stato di coscienza, può avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà. Lo schema del corpo può alterarsi diventando evanescente e spesso si presentano fantasie e immagini fugaci. Il soggetto comincia a far fatica a seguire il senso delle parole dell'ipnotista anche se sente un forte legame.

A questo livello l'ipnotista, riconoscendo i segnali fisiologici di una trance, passa all'utilizzo di un linguaggio metaforico-allegorico proprio dell'emisfero destro che nel frattempo si è trasformato nell'emisfero dominante. Si possono quindi creare delle "realtà ipnotiche" dove l'individuo, attingendo alle sue risorse profonde, e agli "apprendimenti esperienziali" potrà sperimentare nuovi esperienze e sviluppare nuove associazioni.

Tra l'altro si è scoperto, tramite la PET, che le realtà prodotte in ipnosi sono virtuali solo sino a un certo punto, poiché i soggetti a cui si comandava di pensare di correre su un prato, attivavano i medesimi percorsi neuronali di una "vera corsa".
Per chiarire questo concetto possiamo fare l'esempio di noti campioni sportivi che si allenano mentalmente ripetendo ogni movimento e immaginandosi completamente la scena della gara tramite tutti i sistemi sensoriali.
Questa è la stessa tecnica che permise all'ipnoterapista Milton Erickson di riabilitarsi.

Ci sono vari esperimenti che dimostrano la validità di questo principio: "Uno studio ha guardato agli effetti dell'esercizio mentale opposto a quello fisico nel tendere e rilassare un dito della mano sinistra. Questo piccolo esercizio muscolare venne ripetuto per cinque sessioni alla settimana su di un periodo di quattro settimane - per un totale di venti sessioni d'allenamento. Metà dei partecipanti eseguì fisicamente l'esercizio, mentre un secondo gruppo ne immaginò soltanto l'esecuzione per lo stesso numero di sedute d'allenamento. Al termine delle quattro settimane, la forza del dito di ogni partecipante venne confrontata con quella degli appartenenti ad un gruppo di controllo che non avevano praticato lo stesso allenamento. Per il gruppo che aveva eseguito fisicamente l'esercizio la potenza del dito era aumentata del 30%, mentre il gruppo di controllo fece registrare un incremento di potenza del tutto trascurabile. [...] Ma cosa era successo agli individui che si erano esercitati soltanto nella palestra della mente? - La forza nel loro dito era aumentata del 22%, quasi quanto in seguito all'allenamento fisico! [...] l'incremento osservato nella forza era dovuto unicamente a variazioni a livello cerebrale, le quali a loro volta erano state causate dalla stimolazione del circuito di neuroni interconnessi che controllano i movimenti delle dita. Attivandosi insieme ripetutamente, questi circuiti cerebrali si erano irrobustiti ed espansi, proprio come nel cervello dei violinisti e dei lettori Braille."

Alcune precisazioni

Secondo lo schema classico di Erickson e Rossi il procedimento ipnotico passerebbe attraverso queste fasi:

1. Fissazione dell'attenzione.
tramite qualsiasi cosa che attragga e mantenga l'attenzione del soggetto.

2. Depotenziamento degli abituali schemi di riferimento e sistemi di credenze
tramite distrazione, schock, sorpresa, dubbio, paradossi, confusione, destrutturazione...

3. Ricerca inconscia.
tramite implicazioni, domande, linguaggio analogico, metafore, racconti, aneddoti...

4. Processo inconscio.
tramite la creazione di nuove associazioni

5. Risposta ipnotica.
tramite l'espressione di potenzialità comportamentali e cognitive che vengono sperimentate come se avvenissero da sé

Tra i fenomeni che si possono produrre spontaneamente o indurre ci sono:

  • Regressione o avanzamento di età
  • Amnesia
  • Analgesia
  • Anestesi
  • Comportamento automatico
  • Dissociazione
  • Catalessi
  • Allucinazione
  • Ipermnesia
  • Identificazione
  • Risposte Ideomotorie
  • Risposte Ideosensorie
  • Suggestione post-ipnotica
  • Distorsione del tempo

Secondo Erickson questi fenomeni sono indipendenti dalla profondità della trance mentre nell'ipnosi classica si usa suddividere la trance in diversi stati a ognuno dei quali vengono associate determinate fenomenologie:

1. Stati ipnoidi caratterizzati da chiusura delle palpebre, rilassamento, pesantezza, calore, leggera sonnolenza

2. Trance leggera retroversione oculare, catalessi oculare, catalessi degli arti

3. Trance media amnesia parziale, anestesia o accresciuta consapevolezza a livello sensoriale, suggestioni post-ipnotiche

4. Trance profonda amnesia e anestesia completa, sonnambulismo, allucinazioni positive e negative.

La natura dell'ipnosi

Molti pensano che l'ipnosi sia pericolosa perché fa perdere il contatto con la realtà.
A questo proposito potrebbe essere interessante chiedersi se "c'è qualcuno che vive nel mondo reale?" Non avete mai visto come le persone vivano in una loro trance? Come continuino ad esperire fenomeni ideodinamici? Come proiettino contenuti interni sul mondo esterno? Come immaginano e rappresentano nello spazio le loro esperienze interne? Come siano schiave di monoideismi (vedi disturbi ossessivo/compulsivi)? e le suggestioni post-ipnotiche come le profezie che si autodeterminano e gli schemi stimolo risposta delle fobie? E quante volte siamo regrediti davanti a qualche figura autoritaria? e come abbiamo osannato quel particolare leader politico o quel particolare cantante?
L'ipnosi ci consente di superare un pregiudizio piuttosto radicato*, ci consente di studiare il modo in cui il "mondo reale" viene costruito tramite i nostri processi neurofisiologici mentali e sociali. Tramite l'ipnosi possiamo utilizzare coscientemente tali "regole" per definire una nuova realtà condivisa in cui superare le limitazioni apprese.

(Il pregiudizio a cui stavo facendo riferimento consiste nella convinzione che tutti noi viviamo in un medesimo stato di coscienza e quindi nell'identica realtà. A questo pregiudizio si affianca la finitezza, determinata una volta per tutte, degli stati di coscienza.)

Piero Priorini (Attività estreme e stati alterati di coscienza) seguendo le orme di Tart definisce la trance ipnotica come quel particolare stato di coscienza caratterizzato dalla dissociazione psichica dell'Io e in particolare da fenomeni di ideoplasia auto o eteroindotta. Si distingue quindi da tutti gli altri stati di coscienza alterati (per esempio l'innamoramento, la tensione mistica, l'ebrezza, le peak experiences, la possessione, il sonno, il sogno, lo svenimento, etc...)
L'ipnosi consente di evocare nel soggetto un'ampia gamma di risposte psicofisiche. Funziona un po' come un'amplificatore.
Come abbiamo visto, tra le fenomenologie possibili ci sono la completa immobilità catalettica oppure il rilassamento profondo, l'ipersensibilità oppure l'anestesia, l'ipermnesia oppure l'amnesia, etc...

In effetti se si analizza una induzione si può verificare come questa eliciti una vastissima gamma di risposte neurofisiologiche:
"Ora semplicemente ti chiederò di guardare fissamente un punto proprio lì di fronte a te, e mentre guardi quel punto le tue palpebre cominciano a farsi più pesanti e si vogliono chiudere, e quando si chiudono completamente tu puoi rilassare le gambre e le braccia sentendoti come cullato molto gentilmente.... e non so se ti sta già rendendo conto di quanto puoi sentirti felice e in pace con te stesso in questo particolare stato, perché mentre assapori ogni particolare sensazione prendendoti tutto il tempo necessario tu cominci a immaginarti di galleggiare su una barca.. su un fiume molto calmo... così come la tua mente è distesa... e puoi sentire la tua mano galleggiare mollemente, completamente abbandonata, come lo è il tuo corpo, nell'acqua piacevolmente calda... sai cosa intendo dire, non è vero? e mentre sei in questa situazione possiamo sentire delle anatre in lontananza... ma è così piacevole lasciarsi trasportare dal suono che quasi non te ne curi perché è come se stessi per addormentarti.. anche se sai che la mia voce sarà con te mentre ti accompagna in una trance sempre più profonda e così cominci a sentire il calore del sole sul tuo stomaco e la fresca brezza sulla tua fronte... e ti lasci andare a tutto ciò, perché non c'è bisogno di fare, non c'è bisogno di sapere, neanche bisogno di ascoltare... perché le tue orecchie udranno e capiranno proprio tutto ciò che è necessario. E ora puoi assaporare il benessere di una trance sempre più profonda, e voglio che ne asssapori ogni istante perché tu puoi avere un mucchio di piacere nel divenire consapevole di tutte le comodità che puoi avere in te stesso... "
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Ritmi ultradiani
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Ritmi ultradiani
Tutti gli esseri viventi e la natura nel suo complesso risponde a particolari ritmi di attività-riposo. Esistono ritmi biologici circadiani (circa-dies=circa un giorno), ritmi ultradiani (si verificano più volte al giorno) e ritmi infradiani che richiedono più di un giorno, come per esempio il ciclo mestruale, i ritmi stagionali.

Negli anni ‘50 si scoprì che il sonno è suddiviso in fasi REM (che equivalgono a fasi di attività e si verificano più o meno ogni 90-120 minuti) e fasi di riposo profondo. Poi si è scoperto che anche durante la giornata si alternano fasi di riposo a fasi di attività secondo un ritmo inverso al precedente: 90-120 minuti di fase attiva con un picco massimo di rendimento. Alla fase di attività segue una fase di riposo di circa 20 minuti al fine di recuperare le forze, in questa fase si possono verificare fenomeni di trance quotidiana.

Secondo l’ipnoterapista Ernest Rossi, Erickson usava inconsapevolmente gli stati naturali di trance durante le quali si aprono canali di comunicazione con l’inconscio del cliente. L’approccio naturalistico all’ipnosi permetteva a Erickson di evocare una trance profonda senza alcuna induzione formale utilizzando già che già stava avvenendo nel paziente.

Questi fenomeni di trance spontanee erano state rilevate anche da Charcot e venivano definite come stati ipnoidi. Anche Pierre Janet ne parla descrivendoli come un "abbaissement du niveau mental" (abbassamento del livello mentale).

Janet – come Freud e Breuer in Studi sull’isteria – considerava queste esperienze come possibili fonti di fobie, nevrosi e psicosi nel caso fossero causate da stress, shock o traumi.

Jung ne dava invece una connotazione positiva nei casi in cui permettano il verificarsi di esperienze transpersonali.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Comunicazione mente corpo
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

Comunicazione mente corpo
Secondo Ernest L. Rossi mente e corpo fanno parte di un unico sistema di trasduzione dell’informazione. Con il termine "trasduzione" si intende "la conversione o trasformazione di energia o di informazione da una forma a un’altra" così come quando il mulino a vento trasduce l’energia eolica nell’energia meccanica delle pale rotanti che, a loro volta, trasducono l’energia meccanica in energia elettrica grazie a un generatore.

Rossi individua nel sistema limbico-ipotalamico il principale trasduttore psicofisico dell’informazione.

Per esempio, l’ipotalamo regola la fame, la sete, il sonno, la veglia, la temperatura corporea e controlla – per mezzo di ormoni che percorrono un brevissimo tratto – l’attività dell’ipofisi, un piccola ghiandola che governa il nostro corpo. Gli ormoni ipotalamici stimolano oppure inibiscono la produzione degli ormoni ipofisari e l’ipofisi secerne numerosi ormoni come l’ormone della crescita e altri che stimolano la secrezione di ormoni nella tiroide, nella corteccia surrenale e nelle gonadi. Quando la concentrazione nel sangue degli ormoni prodotti dalle ghiandole bersaglio aumenta, l’ipotalamo tramite l’ipofisi rallenta la produzione di questi ormoni.
La tiroide sotto l’influenza dell’ormone ipofisario TSH (tireotropina) produce la tirossina. Un’eccesso di tirossina (ipertiroidismo) provoca nervosismo, insonnnia, eccitabilità, aumento del battito cardiaco e della pressione del sangue, eccessiva sudorazione e perdita di peso. Le ghiandole surrenali (che si trovano al di sopra dei reni) producono ormoni steroidei che aumentano durante i periodi di stress.

In altre parole il sistema limbico-ipotalamico funziona come una centrale di controllo che regola il sistema nervoso autonomo, il sistema immunitario e il sistema endocrino tramite "molecole messaggere" come i neurotrasmettitori, gli immunotrasmettitori e gli ormoni che trasducono le informazioni della mente in risposte biochimiche dell’organismo. Detto questo è evidente che il sistema immunitario risenta degli stati d'animo.
Esistono vari esperimenti di che confermano il legame tra cervello e sistema immunitario. Uno dei primi esperimenti fu quello dello psicologo Robert Ader che condizionò delle reazioni immunitarie in cavie di laboratorio: per un certo periodo alimentò le cavie con dell'acqua zuccherata, iniettando una sostanza - la psicofosfamina - che elimina i cloni del sistema immunitario. In seguito smise di somministrare contemporaneamente la psicofosfamina, ma le cavie reagivano con la medesima reazione immunitaria.

Le malattie da mancata circolazione dell’energia o del fluido magnetico – come lo chiamava Mesmer – nell’ipnosi Ericksoniana si trasformano in manifestazione di un ostacolo al libero flusso di informazioni. L’intento dell’ipnosi Ericksoniana è quello di far riaccedere il cliente alle risorse necessarie per mezzo della ristrutturazione (trasformare la struttura del sistema).

Molte di queste risorse sono inconscie o non disponibili per il cliente in quanto stato-dipendenti. Si tratta cioè di informazioni che sono state codificate e immagazzinate in un certo stato di coscienza e sono quindi dissociate dalla normale consapevolezza dell’individuo. Per esempio, un depresso continua a recuperare informazioni negative attuali e passate (fenomeno della memoria selettiva) e non ha accesso alle risorse necessarie per risolvere il suo problema.
Per chiarire meglio la rappresentazione che Erickson dà dell'inconscio come deposito di risorse e di apprendimenti immagazzinati nei circuiti mnestici e poi dimenticati (dissociati) riporto un piccolo pezzo di una sua induzione: (dopo la chiusura degli occhi) "E nello stato di trance puoi lasciare che la tua mente inconscia passi in rassegna il vasto deposito di cose che hai appreso, che hai appreso nel corso della tua vita. Ci sono molte cose che hai imparato senza saperlo. e molte delle conoscenze che ritenevi importanti a livello conscio sono scivolate nella tua mente inconscia e sono divenute automaticamente utili. E sono utilizzate solo al momento giusto, nella situazione giusta. [...] La tua mente inconscia sa più cose di te. La tua mente conscia ha una sua consapevolezza ed è orientata sulla situazione del momento, e tu sei consapevole dei tavoli e delle librerie, dei quadri alle pareti, che non hanno niente a che fare con lo scopo per il quale sei venuto. Ma la tua mente inconscia può non badare a tutte queste cose senza importanza e prestare attenzione alle mie parole, e prestare attenzione alle proprie reazioni. E molti dei pensieri che avvengono nella nostra mente inconscia avvengono senza che noi lo sappiamo. Il pensiero ha la velocità dell'elettricità. ci sono bilioni di cellule cerebrali, e sono costantemente in attività. E tu avevi il tempo sufficiente a renderti conto solo di alcuni dei processi di pensiero che avvengono continuamente nel tuo cervello. E un solo semplice stimolo può far scaturire dalla tua mente inconscia tantissimi pensieri apparentemente scollegati..."
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

La realtà dell’illusione
L'ipnosi è un fenomeno psicosomatico che coinvolge sia la dimensione fisica, sia la dimensione psicologica del soggetto.
È una condizione particolare di funzionamento dell'individuo che gli consente di influire sulle proprie condizioni
sia fisiche, sia psichiche e sia di comportamento.
L'ipnosi come è "tradizionalmente" intesa non esiste.

La realtà dell’illusione
“l’ipnosi non è una risposta stabile a stimoli dati, ma muta col mutare delle attese e dei preconcetti di una particolare epoca”
Jaynes, J. (1996), Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza

Effetto placebo, trance, illusionismo, teatro,  leggende, miti, racconti e linguaggio sono solo alcuni dei fenomeni che si manifestano allorché creiamo una rappresentazione del ‘reale’ e nella intersezione fra mente e corpo generiamo una mappa del mondo, la quale ci consente di ‘interfacciarci’ e di entrare in relazione con esso. Chiameremo questo fenomeno la realtà dell’illusione; esso si trova al confine, al limitare e nella intersezione tra mente e corpo, tra l’ombra e la luce...  sul filo del crepuscolo lo andiamo a cercare, laddove ciò che è immaginario produce effetti concreti.

Ma è bene ricordare che tutto ciò nasce da un bisogno biologico primario, dell’uomo e del quale egli non può fare a meno. Infatti l’uomo dall’inizio dei tempi non può fare a meno di creare in continuazione narrazioni e racconti a proposito del ‘reale’ senza tuttavia conoscerlo mai a fondo, nella sua essenza. Paradolia, ricerca transderivazionale, sono solo alcune parole per definire questo strano fenomeno che è la trance quotidiana. Siamo come  un cieco che si muove in una stanza a tentoni e solo inciampando e tastando il terreno cerca di arriva dall’altra parte. La realtà della stanza si manifesta solo quando inciampiamo e ci scontriamo con un ostacolo. Solo quando le nostre illusioni falliscono qualcosa si manifesta e si nasconde al tempo stesso, quasi che la ricerca della verità possa essere raggiunta solo per via apofantica... ma forse l’unica verità che possiamo scoprire è la verità della nostra illusione.

Placebo e Magnetismo animale
In questa esplorazione vorrei partire dal ‘caso Mesmer’.
Mesmer viene riconosciuto da molti come il precursore dell’ipnotismo. In realtà  egli inizialmente elaborò le sue idee a partire dalla medicina magica del medioevo  - in particolare la figura di  Paracelso fu essenziale -  secondo la quale esisterebbe un fluido astrale che permea l’universo e che influisce sull’uomo, tale forza si manifesta in modo mirabile nel magnete.
Apprese tutto ciò dal gesuita e astronomo padre Maximilian Hell che gli insegnò come utilizzare i magneti a scopo curativo. Ma uno spiacevole incidente - non aveva con sé i magneti e pose allora le sue mani sulle parti malate - lo portò a rivedere le sue teorie e a trovare una nuova relazione causa-effetto: se l’imposizione delle mani sulla parte malata è capace di produrre un effetto curativo deve esistere  un magnetismo animale insito nell’uomo - in particolare in alcuni uomini più dotati -  capace di  provocare la guarigione.

Nella pratica del magnetismo troviamo alcuni assiomi di particolare interesse:

1. La creatura umana e la relazione medico-paziente portano con sé un potenziale di cura piuttosto che un semplice materiale inerte.
2. Il potenziale curativo viene amplificato quando agiscono collettivamente più persone nello stesso istante.
3. Il sintomo va portato – come nell’esorcismo – all’estremo sino alla crisi, in una sorta di prescrizione del sintomo. Una volta allo “scoperto” può venire risolto tramite il ‘rituale magnetico’.

Purtroppo la ‘realtà’ di questo fluido rimane in ultima analisi indimostrabile.

La commissione che studiò il fenomeno nel lontano 1784 arrivò a una conclusione paradossale: il magnetismo animale è da ritenersi immaginario e quindi non esistente; ma nonostante ciò non si possono negare alcuni effetti concreti;  per questo motivo è da ritenersi altresì  pericoloso.

Questa identica questione ritorna ancora oggi sotto altro nome: “effetto placebo”. Il fatto che siamo abituati a identificare come placebo un finto farmaco è solo perché la società attuale è farmacocentrica, ma “l’effetto placebo” può scatenarsi come effetto di un qualsiasi comportamento e interazione umana, per questo le parole continuano a conservare la loro magia originaria….

Il placebo, infatti come i trattamenti di Mesmer sarebbe da ritenersi una qualsiasi “sostanza inerte e inattiva” che viene “spacciata” come la cura. Grazie a questa credenza, all’effetto profezia e ad altri fenomeni psicologici come i condizionamenti pre-esistenti, il placebo risulta capace di produrre effetti positivi o negativi (in questo caso viene chiamato nocebo).
Esistono ormai un certo numero di studi che ne accertano l’esistenza. Talora alcune di queste scoperte sono sorprendenti, perché mostrano come il placebo possa comportarsi in modo simile a un farmaco reale.
A questo proposito riporto quanto scritto nel libro “Placebo e dintorni” di Giorgio Dobrilla (Il Pensiero Scientifico Editore): “il placebo può mimare i comportamenti che sono considerati una caratteristica esclusiva degli agenti farmacologici attivi quali l’effetto building up o curva tempo-effetto (raggiungimento progressivo del massimo dell’effetto), l’effetto cumulativo (effetto maggiore per dosi ripetute), e l’effetto carry-over (persistenza dell’effetto dopo la sospensione del trattamento) […] il maggiore effetto ottenuto aumentando le dosi di placebo. In letteratura si segnalano casi di idiosincrasia al placebo e casi di dipendenza sovrapponibile a quella osservata con i veri farmaci, con tendenza del soggetto ad aumentare la dose per stare meglio, con incapacità di sospendere il placebo se non assistiti dal medico […] e infine sindrome di astinenza”.

Ora è bene chiarire che qui non si vuole proporre il placebo come un sostituto della medicina, infatti la sua efficacia è stata dimostrata più che altro sul piano psicosomatico e per esempio i falsi interventi di guaritori filippini possono produrre solo un temporaneo effetto sollievo; quindi quello che ci interessa realmente è comprendere il più possibile il funzionamento e fare attenzione alle variabili intervenienti.

Per variabile interveniente intendiamo le sottigliezze e i parametri essenziali che presuppongono il fenomeno, e che sembrano essere : il setting (il contesto nel quale viene assunto il placebo), il rapport (la relazione medico-paziente), gli apprendimenti stato-dipendenti (esperienze personali e condizionamenti pre-esistenti con trattamenti simili), le profezie che si autodeterminano (le aspettative e l’effetto suggestione).

Ciascuno di questi elementi meriterebbe un libro a parte...

Condizionamento e apprendimento stato dipendente

L’esito di un trattamento precedente sembra un elemento molto importante perché crea una aspettativa positiva e consente di attingere a una risposta già appresa dall’organismo.
Così se somministro un placebo e lo ‘spaccio’ per lo stesso farmaco che è stato particolarmente efficace in passato ho maggiori probabilità di successo. Questo effetto è simile al condizionamento classico pavloviano. Esistono infatti riflessi innati patrimonio di tutta l’umanità e riflessi condizionati creati durante la propria vita à in questo modo determinati stimoli sono associati automaticamente a una determinata risposta.
Prendiamo il tennis, all’inizio fatichiamo coscientemente ma col tempo, si crea un comportamento automatico e di riflesso sappiamo già come rispondere alla pallina che arriva velocemente. Tutti gli apprendimenti acquisiti e i condizionamenti sono integrati a un livello profondo nella nostra neurologia. E’ questo il modo attraverso il quale la mente codifica a livello psicofisiologico le  informazioni.
Torniamo così alla intersezione mente-corpo che nell’ipnosi viene anche chiamata risposta ideodinamica, una risposta che si realizza senza un intervento cosciente.
Pavlov quando parlava di condizionamenti faceva riferimento a due tipi di segnali quelli di primo grado che derivano dalla pura eccitazione sensoriale e quelli di secondo grado che derivano dalle parole. La magia delle parole dell’ipnotista  (ma anche dell’attore, il venditore etc…)  è quella particolare capacità di evocare risposte fisiologiche, capace di utilizzare la capacità della mente umana di trasformare le idee in atti, anche se a volte a livello di minuta risposta involontaria sia essa motoria, sensoriale o emotiva. Ciò non potrebbe accadere se i vari sistemi non fossero intrecciati tra loro in modo tale da creare una struttura multistrato dove le informazioni fluiscono dall’alto al basso e dal basso all’alto.
Ora l’intervento della mente, e quindi della corteccia risulta essenziale (anche se viene aggirata la parte razionale e critica), infatti il meccanismo non può funzionare su una persona  incosciente. In altre parole il soggetto deve sapere che sta ricevendo una sostanza o qualsiasi altra cosa che viene classificata come curativa altrimenti non si crea l’aspettativa di risposta e quindi la profezia autodeterminantesi. Se poi esiste un condizionamento pre-esistente tanto meglio. Comunque la risposta inconscia si attiverà sempre a partire dal sistema nervoso autonomo (non volontario).
La sequenza è: corteccia cerebrale à ipotalamo (area del cervello più antica sottostante la corteccia e dove viene attivato il sistema nervoso autonomo) à  ipofisi e surrene che producono ormoni à risposta immunitaria.
Così si è visto che se a una medicina efficace si associa un certo sapore (stimolo condizionato), si può dare in seguito un placebo (mantenendo solo il sapore originario e togliendo il principio attivo) e  i soggetti sicuri di prendere la medicina rispondono per la maggior parte positivamente.

Tra l’altro la risposta ha un carattere oggettivo, accade infatti che i soggetti condizionati all’uso di un analgesico come la morfina, rispondano a un finto analgesico con la produzione di reali endorfine e l’uso di un altro farmaco vero come il naloxone (un antagonista oppiaceo) causa l’inibizione della risposta placebica.

Suggestione e profezia che si autodetermina

L’effetto suggestione può essere riassunto in “una aspettativa di risposta”. Se nell’effetto di apprendimento stato-dipendente è il passato che influenza la risposta presente, in questo caso è una rappresentazione futura, una sorta di profezia che si ritiene reale e che produce un effetto sul presente. Il classico ed eclatante caso di profezia che si autodetermina viene riportata in letteratura antropologica: il caso dei riti vudù. Quando la persona sa ed è convinta di essere stata colpita da una maledizione, si lascia andare e viene anche allontanata dal gruppo che la vede come spacciata, in una relazione circolare causa-effetto, comportamenti e aspettative di risposta determinano in breve tempo la morte.

Uno studio di Kirsch e Weixel dimostra quanto le aspettative siano importanti.
Vennero formati 3 gruppi A-B-C.

Il Gruppo B riceveva caffè con caffeina, il gruppo A caffè decaffeinato, il gruppo C placebo.

La logica farebbe pensare che i maggiori effetti a livello cardiaco dovrebbero essere riscontrati nel gruppo B. In realtà l’aumento più significativo (in termini di frequenza cardiaca, tensione e pressione arteriosa) fù riscontrato nel gruppo C che era il gruppo convinto di riceve caffè normale.

I gruppi A e B vennero invece informati che avrebbero potuto riceve a caso caffè normale o placebizzato, quest’unico presupposto era sufficiente e andava a minare le sicurezze e le aspettative dei soggetti tanto da produrre effetti fisici.

Un'altra cosa curiosa che viene definita come predittiva dell’effetto placebo è la cosiddetta compliance (aderenza nei confronti delle direttive del medico). Si verifica così un effetto apparentemente assurdo: se il paziente prende il placebo sempre, ogni giorno, avrà una percentuale di successo potenzialmente maggiore. La compliance risulta quindi essere indice di una buona relazione tra il medico e il paziente (uno dei parametri essenziali). Inoltre ci si può aspettare un’alta fiducia nel trattamento da parte di un soggetto diligente.

Setting e relazione medico-paziente

Abbiamo visto quanto sia importante la credenza del paziente, ma risulta altrettanto importante la credenza da parte del medico. Se il medico non crede nell’effetto placebo, non potrà fare a meno di comunicare la sua credenza attraverso il suo linguaggio non-verbale e tale convinzione sarà recepita a livello inconscio o pre-conscio dal paziente.

A questo proposito cito un esperimento tratto dal libro “Placebo e dintorni” di Giorgio Dobrilla riguardo a pazienti schizofrenici di un reparto psichiatrico:

“i medici parlano tra loro e poi conversando con le infermiere comunicano che hanno deciso di cambiare terapia all’insaputa dei pazienti: gli schizofrenici da quel giorno riceveranno, invece che la cloropromazina, un farmaco-placebo. Nella settimana successiva, senza che nessuna informazione sia apparentemente filtrata dallo staff paramedico ai pazienti, i disturbi comportamentali risultano raddoppiati e ciò non meraviglia data l’avvenuta sospensione dello psicofarmaco. A questo punto, i medici decidono di sostituire il placebo e di ritornare alla cloropromazina, senza avvertire le infermiere. Risultato? Nei giorni successivi non viene registrata alcuna variazione di comportamento”

A proposito delle reazioni a livello non verbale e di quanto queste siano importanti rimando a due piccoli capitoli in appendice (La comunicazione Facilitata - Il cavallo Hans).

Altre sottigliezze

Raccolgo qui una serie di sottigliezze che contribuiscono all’efficacia del placebo.

L’aspetto delle capsule, il loro colore e grandezza. La grandezza e il numero di compresse prese sono un altro parametro non indifferente. Il colore può cambiarne l’interpretazione: generalmente una pastiglia rossa verrà vissuta come stimolante, mentre una pastiglia blue come calmante. Inoltre le iniezioni vengono percepite come più efficaci delle capsule.

Illusionismo e ipnosi. Due metodi efficaci per esperimenti scientifici nella creazione del reale.

Considero ipnosi e illusionismo come due discipline essenziali ed istruttive per dimostrare anche tramite esperimenti scientifici la realtà dell’illusione nella quale viviamo ciascun giorno. Tra l’altro è stato già da altri indicato quanto le due pratiche siano simili tra loro (Terapie apparentemente magiche. L’analisi illusionistica dello stratagemma terapeutico. Matteo Rampin. McGraw-Hill Editore). Quindi non mi dilungherò se non per ricordare che gli effetti dei prestigiatori sono per la maggior parte dovuti non alla destrezza (altrimenti sarebbe solo giocoleria) quanto alla conoscenza del ruolo dell’attenzione, delle aspettative e dei vari “bias cognitivi” nel costruire la realtà..

Proprio perchè stiamo parlando dell’effetto placebo e del ruolo delle aspettative mi preme ricordare che le aspettative sono manipolate dal performer gestendo aree di maggiore e minore attenzione attraverso la suspance. Questo è il vero motivo che porta l’illusionista a non ripetere mai il gioco (se non utilizzando un trucco completamente diverso).

“Ricerche nell’ambito della scienza della capacità visiva hanno dimostrato come molta parte della visione sia essenzialmente una forma di allucinazione intelligente. Per percepire la profondità, il sitema visivo deve recuperare la terza dimensione da una immagine 2D ... Tuttavia a causa delle molte soluzioni normalmente disponibili ... il risultato deve essere ottenuto tramite l’applicazione di alcuni assunti di qualche tipo. Questo approccio, nondimeno, può portare a errori, che prendono la forma di illusioni [...] E’ interessante che gli spettatori spesso riportino di aver osservato un evento “reale””, anche se questo evento non ha mai avuto luogo [...] la velocità finita della trasmissione neurale causa un ritardo tra l’arrivo dello stimolo e la percezione cosciente. Un modo di compensare questo ritardo è quello di ‘predire il presente’ (ovvero predire l’esito di un evento prima che questo sia completamente elaborato). Questa strategia è particolarmente utile in situazioni che richiedono reazioni rapide  [...] ma tali predizioni possono anche renderci vulnerabili all’inganno.”

E qui ci fermiamo per descrivere un effetto di illusionismo basato proprio su questo principio. Prima il mago lancia in aria e riprende più volte la pallina, creando una sorta di condizionamento (aspettativa di risposta nell’audience) poi finge ancora di lanciarla in aria (con lo stesso identico movimento) mentre in realtà la tiene impalmata nella mano. Si è visto che molti tra i presenti vedevano una pallina salire in aria e poi scomparire. L’illusione ha maggiore efficacia se il mago segue con lo sguardo la pallina, entra qui infatti un altro condizionamento sociale ben appreso.

Leggende Metropolitane e Crop Circle

Quando parliamo di leggende e miti ci spostiamo dal piano del singolo soggetto a rappresentazioni a livello collettivo. Così come accade per il singolo ci sono alcuni miti difficili a cadere (credenze e schemi radicati) anche a livello di gruppo ciò accade e la smentita di un fatto non provoca necessariamente l’estinzione dello stesso. Quando le persone ‘vogliono credere’ è veramente difficile smontare il mito.  Un classico della letteratura su questo tema fu lo studio di Leon Festinger su un culto ufologico che credeva nella fine del mondo. Quando la fine del mondo non arrivò il gruppo - come accade in altre situazioni simili – piuttosto che disgregarsi trovò maggiore motivo di coesione ed elaborò una serie di spiegazioni per mantenere intatta la loro visione della realtà. Quindi per gli adepti la profezia non era fallita,  arrivarono anche a rilanciare il credo nel tentativo di espandere il più possibile il movimento. Infatti, se si riesce a convincere abbastanza persone che è vero allora lo deve veramente essere!. Si creade a queste leggende non perché vere ma perché si vuole credere. La leggenda soddisfando un bisogno nascosto o  palese, in relatà si accorda alle esigenze, valori, desideri, paure dei sostenitori.

Questa è una caratteristica delle cosiddette “leggende metropolitane”, esse  cercano di sopravvivere come un virus, si replicano ed eventualmente si trasformano per attecchire meglio.
La mutazione serve per renderle più plausibili e appetibili nei confronti di un certo gruppo di riferimento.  Altre volte invece, un determinato tema ritorna e si ripropone attraverso i secoli sotto forma diversa, aggiornandosi  alla realtà sociale nel frattempo modificata. Così fate, elfi e gnomi si  trasformano in UFO a partire dal secolo scorso.

Lorenzo Montali  cita un classico esempio di mutazione che rende una leggenda ancora più plausibile, addirittura espandibile in altri contesti. E’ il caso dei vitelli geneticamente modificati di McDonald’s: “è interessante notare che la prima versione di quella storia, originariamente diffusa negli Stati Uniti, prendeva di mira un’altra catena di fast-food, la Kfc, il cui prodotto principale è costituito da pollo fritto. Ma a differenza della McDonald’s, Kfc non è presente nel nostro Paese, per cui la leggenda avrebbe avuto ben poca speranza di circolare da noi. Sostituendo polli con hamburger, però, e una catena di ristorazione con l’altra, ecco che la storia è subito diventata interessante e si è rapidamente diffusa, soprattutto via mail.”

La creazione e la diffusione di una leggenda quindi è opera di un gruppo di persone che la ritiene significativa. La causa scatenante sembra comunque la presenza - come nel fenomeno della paradolia  - di stimoli ambigui: la  mancanza di informazioni certe o di stimoli indecifrabili e contraddittori porta alla ricerca di un significato. Un po’ come quando guardando delle macchie sul muro e alla fine si produce la visione di un viso, una volta che quel viso viene identificato anche altre persone possono cominciare a vederlo e la leggenda comincia a diffondersi.
E qui ritorniamo a quanto già accennato, la necessità dell’uomo di costruirsi una rappresentazione del reale per quanto illusoria essa sia.

Inoltre come spiega bene Lorenzo Montali: “Le leggende sono quindi gruppo-specifiche, nel senso che vengono costruite e diffuse all’interno di un gruppo sociale, che le utilizza per veicolare la propria visione della realtà. […]”.

Un altro esempio sono Crop Circle…

I crop circle (cerchi nel grano), come ogni forma d’arte sono capaci di interagire con coloro che ne entrano in contatto, li studiano, li interpretano o semplicemente ne fruiscono. Ancor più interessanti sono i resoconti  di strani fenomeni o guarigioni nelle vicinanze del sito, quasi fosse un luogo sacro.

Le varie spiegazioni del fenomeno spaziano dal misticismo all’ufologia sino a spiegazioni scientifiche considerate “oggettive”. Quest’ultimo è il caso delle interpretazioni del Dr. Maiden che, – sulla base del suo background di metereologo – ‘inventa’ una spiegazione fisica e conia il termine di “plasma vortex” catalogandoli come fenomeno naturale di natura elettromagnetica. In seguito quando dai cerchi si cominciò a passare a pittogrammi, Meiden, contrariamente a ogni evidenza dei fatti riaggiornò la teoria rendendola via via più complicata e astrusa nel tentativo di farla calzare alla spiegazione originale.

Infine nel 1991 si assistette all’uscita allo scoperto dei primi creatori (Doug Bower e Dave Chorley). Malgrado la rivelazione, le convinzioni di base di tutti i sostenitori della origine non-umana non furono destabilizzate,  venne solo introdotta una nuova distinzione fra crop-circle autentici e crop circle creati da burloni, questo nel caso migliore, mentre nel caso peggiore veniva attribuita l’opera ad agenti pagati dal governo per confondere l’opinione pubblica.

La comunicazione Facilitata

La CF (Comunicazione Facilitata). Tecnica pseudoterapeutica per bambini autistici-

“Un bambino autistico siede davanti a una macchina per scrivere o alla tastiera di un computer.. Accanto a lui c’è un terapista, in genere una donna, che viene chiamato ‘facilitatore’. Il terapista pone al bambino una domanda, quindi gli stringe la mano, il polso o il gomito – mentre il bambino allunga il dito indice e comincia a digitare. Questo metodo si basa sulla convinzione che il bambino riesca a comunicare i propri pensieri scrivendo sulla tastiera. Poiché però non dispone della coordinazione muscolare necessaria per trovare i tasti giusti, il facilitare lo assiste in questa operazione aiutandolo a individuare i tasti che è certo il bambino intende premere…I bambini arrivavano addirittura a formulare per iscritto intere frasi dotate di senso logico…Erano completamente all’oscuro della forza del cosiddetto ‘effetto ouija’ o ideomotore. Sia pure in modo del tutto inconsapevole, guidavano il dito del bambino verso i tasti che immaginava stesse cercando. In parole povere, erano loro stessi, non i pazienti a scrivere. Come prevedibile, visto che è difficile guidare con precisione un dito verso un determinato tasto, i messaggi dei bambini pullulano di errori ortografici…. NON SNO A UTISTIBVCO QUANO SCRIV ”

“In uno dei primi test eseguiti a tale scopo il bambino e il facilitatore indossavano delle cuffie. Se una data domanda veniva udita da entrambi, il bambino digitava una risposta ragionevole. Ma nel caso in cui era solo il bambino a sentire la domanda, mentre il facilitatore ascoltava della musica, la risposta del bambino non aveva alcuna attinenza con la domanda…. Un’immagine veniva mostrata sia al bambino che al facilitarore. Il bambino digitava con precisione il nome dell’oggetto da riconoscere quando era aiutato dal terapista. In seguito lo sperimentatore mostrava un’immagine al facilitatore, ma questa volta, nel girare la cartellina in modo che solo il bambino potesse vedere l’immagine, copriva di nascosto la prima immagine, esponendone una diversa… il bambino non scriveva il nome dell’immagine che aveva visto, bensì il nome di quella che era stata mostrata al facilitatore….

utistici,o artistico come ouja) eccezzionale to queste siano inportanti saranno recepite a livello inconscio o pre-conmsciol pr
Nel 1992 un gruppo di facilitatori si convinsero che alcuni pazienti fossero dotati di poteri psichici. Per esempio, mentre questi bambini digitavano sulla tastiera il terapista teneva loro la mano, le frasi che componevano rivelavano spesso ciò che il facilitatore stava pensando…. Mostravano a un bambino una immagine, per esempio un elefante. Ed ecco che un altro bambino, in una stanza distante, digitava la parola ‘elefante’ quando gli veniva chiesto cosa avesse visto il suo compagno. Naturalmente entrambi i facilitatori coinvolti nell’esperimento sapevano che l’oggetto da riconoscere era un elefante…

Esperimento con Randi: Mescolava un gruppo di carte con immagini differenti, scegliendone una a caso. A un facilitatore veniva chiesto di uscire dalla stanza, mentre Randi mostrava l’immagine al paziente e alle persone presenti. Quando il facilitatore rientrava, prendeva il bambino per mano e gli chiedeva di scrivere il nome dell’immagine che aveva visto, il bambino digitava solo nomi errati.

Il cavallo Hans

Nei primi del 900 raggiunse fama mondiale. Sapeva fare le quattro operazioni aritmetiche.

Leggere: se si ponevano una serie di parole scritte davanti a lui, batteva lo zoccolo su quella pronunciata. Alla domanda 15 + 18 batteva lo zoccolo per 33 volte a terra.

Alle domande che richiedevano un si o un no muoveva il capo verticalmente o orizzontalmente.

Nel 1904 lo psicologo Oskar Pfungst, studiò Hans.

Gli venne mostrato un numero scritto del quale lo sperimentatore poteva essere o no a conoscenza.

Nel primo caso rispondeva correttamente nel 98%  dei casi, nel secondo caso nell’8%.

Oppure c’erano due sperimentatori. Uno sussurrava un numero in un orecchio e l’altro nell’altro orecchio e poi gli veniva chiesto di sommare. La risposta era corretta solo se entrambi erano a conoscenza dei numeri sussurrati. Pfungst riuscì a ottenere risposte corrette anche senza formulare la domanda. Se però non poteva vedere la persona rispondeva a caso o non rispondeva affatto. Alla fine Pfungst si rese conto dei cenni minimi della testa da parte di chi poneva la domanda. Dopo aver posto la domanda la persona spostava la testa e il tronco in avanti e quando arrivava al numero corretto faceva un leggero movimento indietro. Imparando quali erano i segnali involontari Pfungst riuscì  a controllarli volontariamente e a guidare la riposta del cavallo facendolo sbagliare.

Poi allenandosi raggiunse anche tale abilità chiedeva al soggetto per esempio, di immaginare un numero e poi cominciava a battere la mano, riuscendo ad arrestare i battiti raggiunto il numero pensato dal soggetto.
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