Sports Mental Coach
MENTAL COACHING
Uno degli aspetti più interessanti ed affascinanti dell’allenamento sportivo è rappresentato dallo Sport Mental Coaching. Il Mental Coach si occupa di quella parte dell’allenamento che concerne l’area mentale-emotiva dell’atleta. Per tale ragione, scopo del Mental Coach è quello di allenare la forza mentale dell’atleta. La presupposizione è quindi che la forza mentale possa essere allenata e conseguentemente acquisita da tutti.
Uno degli aspetti più interessanti ed affascinanti dell’allenamento sportivo è rappresentato dallo Sport Mental Coaching. Il Mental Coaching si occupa di quella parte dell’allenamento che concerne l’area mentale-emotiva dell’atleta. Per tale ragione, scopo del Mental Coaching è quello di allenare la forza mentale dell’atleta. La presupposizione è quindi che la forza mentale possa essere allenata e conseguentemente acquisita da tutti.
L’allenamento mentale può contribuire a migliorare le prestazioni sportive fino al 57% (British Psychology Society, 2004)
Qualsiasi sport di squadra è determinato da prestazioni individuali. Le prestazioni d’ogni atleta possono essere analizzate osservando e studiando l’interazione di quattro aree principali:
· Area tecnica
· Area tattica
· Area fisica
· Area mentale-emotiva
Queste quattro aree formano un sistema e, come tutti i sistemi, si basa sulla forza e sulla tenuta di tutte le sue componenti. Una debolezza in un’area del sistema determina la debolezza dell’intero sistema. In altre parole e facendo un esempio, qualora un'atleta sia preparato tecnicamente, tatticamente, fisicamente ma non mentalmente ci si troverebbe di fronte ad un atleta dalla preparazione incompleta.
“A chain is as strong as its weakest link (la forza d’una catena è determinata dalla resistenza del suo anello più debole)” – Filosofia di squadra del Manchester United
L’allenamento mentale è forse la parte più importante della preparazione sportiva: quanto più elevato è il livello agonistico dell’atleta, tanto più importante sarà la sua preparazione mentale. Quante volte infatti abbiamo sentito dire da atleti e da tecnici che:
“è la testa a fare la differenza?"
Quindi, se è la testa a fare la differenza occorre allenare la testa a fare la differenza.
L’obiettivo è quello di dimostrare quali sono i benefici dell’allenamento mentale, ed in quale modo esso possa essere applicato in modo chiaro, semplice e pratico andando ad affiancare ed a complementare l’allenamento tecnico, tattico e fisico.
Cominciamo col dire che l’allenamento mentale è l’allenamento degli stati d’animo e, come ogni altra forma di allenamento, si basa su un principio fondamentale: la volontà, da parte di chi intende intraprenderlo, di sottoporsi a questa forma di allenamento.
In altre parole: nessun successo e nessun miglioramento evidente sarà possibile a meno che l’atleta non decida liberamente e con convinzione di intraprendere la via dell’allenamento mentale. Si tratta infatti d’un vero e proprio viaggio che l’atleta compie e che richiede, come ogni altra forma di allenamento, applicazione, costanza e determinazione, nonché la guida di un mental coach competente e preparato.
I risultati che se ne ottengono sono però straordinari e spesso creano non solo un atleta completo ma soprattutto un uomo completo.
STATI D’ANIMO E COMPORTAMENTO
Come visto l’allenamento mentale è l’allenamento degli stato d’animo e la ragione è semplice: gli stati d’animo sono la causa del comportamento. Lo stato d’animo cui accediamo determina sempre il comportamento che avremo.
A quanti di noi è capitato di sbagliare un paio di passaggi e di accedere a stati d’animo di scarsa autostima e di conseguenza estranearsi, sia pure momentaneamente, dal gioco?
Per quale ragione i tifosi della squadra di casa cercano di creare un clima ostile alla squadra ospite?
Proprio per causare uno stato d’animo negativo nei giocatori avversari e quindi determinare un comportamento altrettanto negativo: farli giocare male.
Spesso ciò riesce ed infatti le vittorie delle squadre di casa sono di gran lunga superiori a quelle delle squadre in trasferta o viceversa.
È possibile allenarsi a questo tipo di pressione?
Certamente sì! Ed è proprio questo il ruolo dell’allenamento mentale: fornire una strategia che aiuti gli atleti a riconoscere i segnali ed i sintomi d’uno stato d’animo negativo per potersene distanziare ed accedere quindi ad uno stato d’animo positivo.
PERFORMANCE = PREPARAZIONE + STATO D’ANIMO CUI SI ACCEDE
Si tratta d’una formula semplice che tuttavia evidenzia in modo chiaro ed essenziale il rapporto che esiste tra allenamento tecnico, tattico, fisico e mentale.
LA FIGURA PROFESSIONALE DEL MENTAL COACH
Il mondo dello sport professionistico è un mondo in continua evoluzione dove le figure professionali si evolvono in maniera organica, ovvero andando a soddisfare i bisogni che col passare del tempo si creano all’interno del proprio ambiente. Esempi eclatanti sono la comparsa di figure professionali come il preparatore atletico o il nutrizionalista, impensabili fino a trent’anni fa mentre oggi sarebbe altrettanto impensabile farne a meno.
Oggi sembra essere evidente il bisogno d’avere un mental coach specializzato nell’allenamento mentale proprio per l’evolversi naturale di questo sport.
· Area Tecnica
· Area Tattica
· Area Fisica
· Area Mentale ed Emotiva
E mentre in ognuna delle altre aree vi è giustamente una figura professionale riconosciuta ed accettata (allenatore, preparatore atletico, allenatore dei portieri, nutrizionalista, ecc), l’area mentale viene lasciata un po’ a sé stessa o, tutt’al più, surrogata con la figura dello psicologo dello sport, figura anch’essa importante ma non al pari con quelle degli altri allenatori.
Infatti mentre questi ultimi allenano stando a contatto quotidiano con i calciatori, gli psicologi dello sport intervengono soltanto in determinate circostanze e spesso quando sorge un problema, oltretutto associando la loro figura a situazioni problematiche.
Si tratta del famoso effetto Pavlov e dell’ancoraggio negativo. Mi spiego: associando sempre la figura dello psicologo sportivo a situazioni problematiche potrà mai lo psicologo dello sport essere visto come una figura positiva?
E’ quindi evidente l’anomalia all’interno del sistema d’allenamento dove un giocatore, qualora abbia dei problemi o dei dubbi riguardo una delle aree specifiche, ha sempre un allenatore specializzato al quale potersi rivolgere per concordare un programma di allenamento specifico ed individuale, salvo che nell’area dell’allenamento mentale.
Consideriamo poi un altro paradosso dall’aspetto psicologico rilevante: il calciatore, che solitamente si rivolge ad allenatori, non ha nel campo del mental training un allenatore cui rivolgersi. Abbiamo appena visto come la performance sia il risultato della somma di preparazione e stato d’animo in cui l'atleta accede.
E' la squadra che dispone di un bravo Menta Coach, capace di insegnare ai propri atleti come accedere allo stato d’animo più congeniale alla performance che potrà disporre di vantaggi indiscutibili rispetto agli altri team, proprio per la formula appena osservata:
PERFORMANCE = PREPARAZIONE + STATO D’ANIMO CUI SI ACCEDE
Si tratta quindi di cambiare quelle convinzioni limitanti che ancora oggi non consentono al mondo sportivo in generale di arricchirsi di quella parte dell’allenamento fondamentale al raggiungimento della performance completa.
SFATARE FALSI MITI E CONVINZIONI LIMITANTI
Per comprendere bene il valore ed il significato dell’allenamento mentale occorre sfatare alcuni falsi miti che protraendo convinzioni negative riguardo ciò che sarebbe o non sarebbe possibile ottenere impediscono, di fatto, l’allenamento completo del calciatore.
Uno dei falsi miti vuole che non sarebbe possibile “cambiare la testa delle persone”.
Con questa frase, che ancora troppo spesso sentiamo ripetere, si vuole dire che a livello di allenamento mentale c’è ben poco da fare, uno è quello che è!
Si tratta invece d’una generalizzazione che, oltre a non corrispondere al vero, crea nelle persone che decidono di credervi convinzioni limitanti e risultati limitati.
“ Qualora tu creda che riuscirai o che non riuscirai a fare qualcosa avresti ragione in entrambi i casi”
(Henry Ford)
Le convinzioni non vanno viste come vere o false bensì come utili o non utili per ciò che intendi raggiungere. Dando per scontato che le intenzioni sono sempre positive (ad esempio migliorare in modo leale le tue prestazioni) devi poi adottare convinzioni che ti siano utili per raggiungere l’obiettivo che ti sei proposto. Non importa che tali convinzioni siano vere oppure no. Se ad esempio tu volessi migliorare il tuo coraggio in partita e convincendoti d’essere un leone tu riuscissi a centrare il tuo obiettivo, sarebbe poi importante pensare che in realtà non sei un leone? Si tratta d’un esempio semplice che vuole dimostrare come sia importante scegliersi convinzioni che ci siano utili e che ci supportino. “Vere” o “non vere” che siano.
In merito alle convinzioni limitanti una delle storie più belle ed interessanti riguarda Roger Bannister ed il suo record del miglio. Fino al 1954 nessuno aveva mai percorso la distanza del miglio in meno di quattro minuti. Molti atleti vi si erano progressivamente avvicinati ma nessuno dal 1945, da quando cioè lo svedese Gunder Hägg aveva corso in 4:01.4, era riuscito ad infrangere la barriera dei quattro minuti. Alcuni cominciarono a pensare, e a dire, che fosse addirittura impossibile e che insomma non c’era niente da fare. Naturalmente si trattava d’una generalizzazione limitante che appunto limitava coloro i quali credevano a tale ipotesi. Un insolito numero di atleti fallì il tentativo di stabilire il nuovo primato, fino a che il 6 maggio del 1954 ad Oxford il futuro neurologo e Sir (per meriti medici e non sportivi) Roger Bannister corse il miglio in 3:59.4. La storia si fa interessante qundo si scopre che lo stesso anno almeno altri dieci atleti corsero il miglio in meno di 4minuti e che negli anni immediatamente successivi, decine di atleti riuscirono nell’impresa. Un muro era crollato ed era il muro della convinzione limitante. Quanti atleti capaci di correre il miglio in meno di 4 minuti e prima dell’impresa Bannister erano stati frenati dalla convinzione limitante dell’epoca? Quanti calciatori in grado di migliorare le loro performance rimangono intrappolati nei meccanismi di convinzioni limitanti?
Affermare che “non è possibile cambiare le persone” è una generalizzazione che fa riferimento ai comportamenti delle persone, ed i comportamenti derivano dallo stato d’animo in cui una persona si trova. Come esempio prendiamo il caso d’un giocatore che reagendo ad un fallo si fa espellere. Quante volte lo stesso giocatore nel corso della sua carriera avrà subìto falli ben più gravi senza mai reagire? Qual è dunque la differenza se non lo stato d’animo vissuto nelle diverse circostanze?
Grazie all’allenamento mentale impariamo ad essere in controllo e quindi a cambiare facilmente il nostro stato d’animo e, di conseguenza, il nostro comportamento e le nostre convinzioni limitanti.
IL RUOLO DEL MENTAL COACH NELLO STAFF TECNICO
Il Mental Coach deve avere, com’è naturale, delle competenze specifiche che vanno a complementare le conoscenze professionali dello staff composto dagli altri allenatori.
In altre parole va ad aggiungere competenze e professionalità ad uno staff già specializzato arricchendone il valore.
Come visto, si è tutti concordi nel dividere l’allenamento sportivo nelle sue quattro aree specifiche per migliorarne professionalità, completezza e capillarità d’intervento.
Il Mental Coach vaquindi a completare organicamente (come hanno già fatto in passato il preparatore atletico ed il nutrizionalista ad esempio) il sistema di allenamento, andando ad occuparsi della quarta area in modo specifico e professionale.
La performance di ogni atleta, affinché si tratti d’una performance completa, va analizzata attraverso parametri propri delle quattro aree dell’allenamento.
Un problema mentale è, nel contesto dell’allenamento, un problema tecnico. Né più né meno. Esattamente come un problema relativo alla tecnica o alla tattica o alla preparazione atletica. Va quindi affrontato con l’aiuto d’un allenatore preparato e specializzato e spesso richiede un tempo breve per risolversi. Troppo spesso invece viene visto come un problema insormontabile o addirittura “mistico”!
Quante volte infatti si dice o si sente dire che un atleta è:
“bravo ma mentalmente debole” e che “non c’è niente da fare, se non c’è con la testa non c’è!”
Ragionare così vuol dire accettare che se un giocatore non esegue un movimento correttamente non lo eseguirà mai correttamente. Quanti esempi invece possiamo fare di atleti che hanno migliorato abilità specifiche attraverso un addestramento corretto e mirato, anche nel giro di poche sedute?
In quale modo l’allenamento tecnico-tattico differirebbe da quello mentale?
I giocatori devono capire che la figura del Mental Coach giova soprattutto a loro, poiché l’importanza dell’allenamento mentale e di un’adeguata preparazione in tal senso non può essere sottolineata abbastanza!
Quante volte abbiamo sentito dire che alcuni atleti evidenziano “limiti caratteriali” alla vigilia o durante gare e competizioni importanti? E cosa sono i “limiti caratteriali” se non problemi che appartengono all’area dell’allenamento mentale? La domanda che dobbiamo porci è: quante volte i giocatori vengono allenati seguendo un programma professionale di mental coaching?
Dire che un giocatore è “mentalmente debole” e poi non fare nulla per allenarlo in tal senso è una considerazione non degna di professionisti.
Qualora infatti allenassimo un giocatore con una limitata forza esplosiva, avremmo un programma di allenamento specifico da sottoporgli, proprio per migliorare quel determinato aspetto.
Possiamo dire lo stesso quando si tratta di allenamento mentale?
Infine: quante volte viene usata l’espressione “crollo mentale” riferita ad un giocatore o addirittura una squadra intera?
Se analizziamo attentamente e letteralmente l’espressione (tra l’altro molto accurata) “crollare mentalmente”, notiamo che è proprio ciò che accade. Un atleta di solito “crolla” (fisicamente o mentalmente) quando ha dato tutto, e quindi dopo aver speso moltissimo, oppure quando non è allenato abbastanza.
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